Secondo il Ministro Speranza “Qualsiasi riforma del SSN parte dal nuovo contesto demografico”
Il Ministro della Salute Roberto Speranza martedì scorso, in audizione al Senato, ha illustrato le priorità del Governo dell’utilizzo del Recovery Fund: “arriveranno ingenti risorse per la nostra Sanità – ha detto – e questa sarà l’occasione di una riforma che si sarebbe dovuta compiere a prescindere dal Covid. Ad esempio, l’inversione della piramide demografica è un fattore che delinea la necessità di riforma”. Nei piani del Governo infatti sembrerebbe esserci molta attenzione nell’affrontare le tematiche dell’invecchiamento: “Il contesto demografico ed epidemiologico in cui ci muoviamo è cambiato profondamente – ha detto Speranza -: questo è il punto di partenza di qualsiasi valutazione di riforma del servizio sanitario nazionale. Una popolazione con più anziani, qual è quella italiana, ha visto un’esplosione delle cronicità che coinvolgono un numero sempre più significativo di persone e che richiedono nuovi investimenti anche in termini economici e finanziari, a partire dal rafforzamento delle politiche del territorio”. Insomma l’intenzione sembra quella di ripensare e riorganizzare il nostro servizio sanitario nazionale: “non con un piano per l’emergenza ma un vero e proprio progetto di riforma e di investimenti per la sanità per il prossimo decennio”. E nelle intenzioni del Governo, secondo quanto sentito in audizione, le politiche per la salute degli over 65 avrebbero un ruolo importante. Tra le priorità infatti ci sarebbe il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, cioè “l’obiettivo della casa come primo luogo di cura per le persone”. Già nel decreto rilancio approvato dalle camere – ha spiegato il Ministro – c’è stato un investimento significativo sulle cure domiciliari che consentirà, come paese, di passare da 4% di assistenza domiciliare per la popolazione sopra i 65 anni al 6,7%, portandosi nella media dei paesi OCSE”. Nonostante il nostro sia un Paese con una delle popolazioni più anziane del mondo, infatti, l’investimento nell’assistenza domiciliare è sotto la media. “I modelli più avanzati di investimenti in Europa sull’ assistenza domiciliare – ha aggiunto – sono rappresentati da Svezia e Germania che hanno intorno al 9% di copertura delle persone sopra i 65 anni. Il Piano vuole portare l’Italia a diventare il primo paese in Europa per assistenza domiciliare alle persone sopra i 65 anni, con una cifra che deve essere almeno del 10%”. Questo significa medici, infermieri ed altro personale che va a casa delle persone, che consente che un livello di assistenza adeguato possa essere garantito nel luogo abitativo, dove le persone possono stare meglio. Ma le intenzioni di investimento del Governo non si fermano al domicilio e riguardano anche gli ospedali di comunità, gli hospice per i malati terminali, le strutture di riabilitazione, la rete psichiatrica e le RSA.
Al momento si tratta solo di linee di indirizzo se pur importanti: la data definitiva per la presentazione all’Europa del Piano organico relativo al recovery fund sarà a gennaio, mentre dal 15 ottobre verrà avviato un primo confronto con la commissione Europea a partire da linee guida che i Ministri stanno provando a costruire.