“L’atteggiamento verso la demenza” è il titolo del nuovo Rapporto sull’Alzheimer, oggetto di un’interrogazione alla Camera
È stata indirizzata al Ministro della Salute, Roberto Speranza, l’interrogazione sul rapporto a cura della Federazione Alzheimer Italia, rappresentante per il nostro Paese di ADI – Alzheimer’s Disease International e redatto in occasione della XXVI Giornata Mondiale Alzheimer celebratasi lo scorso 21 settembre incentrato su “L’atteggiamento nei confronti della demenza”.
L’analisi dei dati, effettuata dalla London School of Economics and Political Science (LSE), rivela nel complesso un’allarmante mancanza di conoscenza a livello globale della demenza: il dato più critico è che due terzi degli intervistati pensano ancora che la demenza sia conseguenza del normale invecchiamento. In particolare, due persone su tre, corrispondenti al 62% del personale sanitario, sono convinte che la demenza sia la normale conseguenza dell’invecchiamento e 1 persona su 4 che non si possa fare nulla per prevenire la demenza. Dato ancora più grave pone l’accento sul fatto che 1 persona su 5 attribuisce la demenza a sfortuna, il 10 % alla volontà di Dio e il 2% alla stregoneria. In realtà ogni 3 secondi, nel mondo, una persona sviluppa una forma di demenza e che in Italia a soffrirne sono 1.241.000.
Quanto emerso ha spinto Sutto, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Locatelli, Panizzut, Tiramani e Ziello a presentare un’interrogazione a Speranza della salute chiedendo “se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di migliorare la quantità e la qualità dell’informazione in materia, combattere lo stigma che tuttora si riscontra verso la demenza e garantire il necessario sostegno assistenziale ai malati e alle loro famiglie”.
I politici promotori dell’iniziativa hanno ritenuto inaccettabile che le molte, gravi, malattie che possono causare la demenza, tra cui l’Alzheimer, siano ancora oggi avvolte da un alone di falsi miti e credenze, scambiate dall’opinione pubblica per una conseguenza normale dell’invecchiamento. A fare da eco a questa preoccupazione, anche le parole degli esperti. Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia ha dichiarato: “Dal Rapporto emergono dati a dir poco allarmanti, che riguardano tutto il mondo, compresa l’Italia e non solo certe zone. Certo, gli atteggiamenti variano a seconda delle fasce regionali, socioeconomiche e culturali, ma è indubbio che alcune convinzioni errate sulla demenza siano ancora radicate in maniera importante anche nella nostra opinione pubblica. Questa è l’unità di misura dello stigma presente nelle nostre comunità, che descrive anche la sfida che ci attende nel perseguire la sua lotta”.
Anche Paola Barbarino, Amministratore Delegato di ADI sottolinea che: “A livello di società, lo stigma strutturale e la discriminazione possono influire sull’entità dei fondi da stanziare per la cura e l’assistenza. Auspichiamo che i risultati ottenuti da questa ricerca possano dare il via a una riforma e a un cambiamento globale positivo”.