Vincenzo Baldo: “In Italia, la vaccinazione contro l’Herpes Zoster è raccomandata a tutti gli over 65 e a coloro che soffrono di diabete, malattie cardiovascolari, Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva e ai soggetti destinati a terapia immunosoppressiva.
Un insegnamento che l’attuale pandemia da COVID-19 sta lasciando a chi opera nel campo delle vaccinazioni è relativo al dovere (e alla possibilità) di proteggere le fasce più deboli della popolazione che convivono con patologie croniche sulle quali l’instaurarsi di un’infezione virale potrebbe avere conseguenze molto gravi. Quando non addirittura fatali. In linea generale, la vaccinazione è un concetto che rimanda alla popolazione pediatrica, ma la sfida rilanciata da virus come il SARS-CoV-2 è rivolta alla popolazione anziana e fragile, nella quale la rete di protezione del sistema immunitario comincia a mostrare qualche falla.
Infatti, i virus come il varicella-zoster non attendono altro che questo momento per colpire.
Responsabile della malattia nota come Fuoco di Sant’Antonio il varicella-zoster è un patogeno infido che rimane annidato all’interno dell’organismo e attende che il sistema immunitario sia più fragile per colpire di nuovo. Abbiamo cercato di capire quanto sia diffusa la malattia provocata dal virus varicella-zoster e come sia possibile prevenirla discutendo insieme a Vincenzo Baldo, Professore Ordinario di Igiene all’Università di Padova, Presidente della sezione Triveneto della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SITI).
Prof. Baldo, quante sono le persone che oggi rischiano di sviluppare la malattia da Herpes Zoster?
Da un punto di vista epidemiologico tutti gli individui già colpiti dalla varicella sono a rischio di sviluppare la malattia da Herpes Zoster (o Fuoco di Sant’Antonio). Il virus, infatti, permane in forma latente nelle strutture nervose dorsali e si riattiva in caso di riduzione di una componente dell’immunità. In Europa l’incidenza della malattia da Herpes Zoster aumenta con l’età: i dati mostrano un’incidenza di circa 4 casi ogni 1.000 abitanti nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 50 anni. L’incidenza raddoppia nella fascia d’età superiore a 50 anni (8 casi ogni 1.000) e raggiunge i 10 casi per 1000 abitanti negli individui con un’età superiore agli 80 anni. In Italia si stimano circa 153 mila nuovi casi di Herpes Zoster ogni anno e il 73% di essi riguarda gli adulti. Inoltre, il 21% dei casi di Herpes Zoster in persone di età superiore a 50 anni sviluppa la cosiddetta Nevralgia Post-Erpetica.
Infine, va ricordato che tra le persone di età superiore ad 80 anni i tassi di ospedalizzazione conseguenti alla malattia sono elevatissimi (rispettivamente 51,2 e 52,8 ogni 100.000 abitanti per i maschi e le femmine, n.d.r.). Oltre alla sofferenza dei pazienti bisogna sottolineare anche i costi per la gestione diagnostica e clinico-terapeutica della persona con Herpes Zoster, le ospedalizzazioni, le complicanze e costi sociali. Tutto ciò si traduce in una spesa di milioni di euro per il Servizio Sanitario.
Come si effettua la prevenzione contro questa patologia?
La prevenzione è possibile attraverso l’utilizzo del vaccino che in Italia viene offerto ai soggetti di 65 anni di età in modo gratuito, secondo quanto indicato dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, e a particolari gruppi a rischio, ovvero in presenza di diabete mellito, patologie cardiovascolari, Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e ai soggetti destinati a terapia immunosoppressiva.
Che tipo di vaccino è quello offerto alla popolazione adulta?
Allo stato attuale abbiamo a disposizione due tipologie di vaccino: il primo è un vaccino vivo attenuato indicato agli individui a partire dai 50 anni di età per la prevenzione dell’Herpes Zoster e della Nevralgia Post-Erpetica ad esso associata. Questo vaccino viene somministrato con un’iniezione singola e presenta un buon profilo di sicurezza e un’efficacia di circa il 70% nei soggetti più giovani e che purtroppo tende a ridursi nel tempo e con l’aumentare dell’età del soggetto vaccinato.
Più di recente è stato autorizzato e commercializzato anche in Italia un vaccino a subunità non vivo contenente la glicoproteina e, in grado di stimolare il nostro sistema immunitario, e un sistema adiuvante che potenzia la risposta immunitaria. Questo vaccino è indicato per la prevenzione dell’Herpes Zoster e della Nevralgia Post-Erpetica negli adulti di età uguale o superiore a 50 anni e in quelli di età pari o superiore a 18 anni a maggior rischio di Herpes Zoster.
A differenza del precedente, esso prevede una somministrazione intramuscolare di due dosi (la seconda a distanza di circa 2-6 mesi dalla prima). L’efficacia è risultata superiore al 91% per tutte le fasce di età superiori ai 50 anni nella prevenzione della malattia da HZ. Tale efficacia permane per lungo tempo a valori elevati. Inoltre, il vaccino è risultato efficace in circa il 90% per la prevenzione del Nevralgia Post-Erpetica. Gli studi clinici effettuati prima e quelli condotti nel periodo successivo alla commercializzazione hanno confermato il profilo di sicurezza di questo vaccino.
Ci sono delle controindicazioni all’utilizzo dei vaccini?
La prima raccomandazione è di non somministrarli quando la malattia è in fase acuta. Tra le controindicazioni valide per entrambi i vaccini vi è, inoltre, un’anamnesi positiva per ipersensibilità a qualsiasi componente del vaccino. L’immunodepressione risulta una controindicazione per il vaccino vivo attenuato. Per quanto riguarda, invece, il vaccino a subunità non vivo adiuvato sono stati effettuati studi su persone con forte compromissione del sistema immunitario (individui trapiantati, pazienti colpiti da tumore e in terapia chemioterapica, soggetti HIV-positivi, persone con insufficienza renale) ed i risultati hanno confermato il profilo di sicurezza e di efficacia nel generare una risposta immunitaria.
Enrico Orzes