Oltre ad essere un tesoro in grado di evitare gravi malattie, handicap e morti sia in bambini che in adulti, i vaccini rappresentano anche un “tesoretto” da centinaia di milioni di euro, se non miliardi, in termini di costi risparmiati ogni anno dal Ssn e dalla società in generale. I benefici economici delle vaccinazioni e – altra faccia della medaglia – i costi spesso ingenti delle epidemie di malattie prevenibili sono stati al centro di una delle sessioni internazionali del 71° Congresso italiano di pediatria svoltosi a Roma. “Quando si parla dei presunti rischi delle vaccinazioni, oggi smentiti da tutti gli studi e le ricerche scientifiche svolte in varie aree del mondo, si dimentica che le vaccinazioni sono l’unico strumento per impedire la diffusione di malattie infettive gravi e a volte mortali che spesso non possiamo combattere con altri strumenti efficaci. Malattie che hanno un alto costo sia sociale che economico”, dichiara Giovanni Corsello, presidente del Congresso e della Società italiana di pediatria (Sip). Il primo a introdurre l’argomento è stato Louis Bell, capo della Divisione di Pediatria del Children’s Hospital di Philadelphia, istituzione ‘ospite’ del Congresso: “I benefici dei vaccini negli Usa tra il 1994 e il 2013 – riporta – sono stati calcolati in 322 milioni di casi prevenuti, 21 mln di ricoveri evitati e 732 mila morti risparmiate. In termini economici, i vaccini hanno permesso di risparmiare 295 miliardi di costi diretti e 1,38 trilioni di dollari di costi indiretti”. Altrettanto precise sono le cifre sui costi del ‘non vaccinare’ negli Usa, calcolati in uno studio che ha come prima firma Charlotte Moser, sempre del Children’s Hospital. I 107 casi di morbillo del 2011, ad esempio, hanno avuto costi indiretti stimati tra i 2,8 e i 5,5 milioni di dollari. Un’epidemia di meningococco Oltreoceano può invece costare invece tra 320 e 620 mila dollari, a seconda delle dimensioni. “Per cercare di convincere i genitori a vaccinare i figli – spiega Bell – bisogna essere appassionati nel descriverne i benefici e i profili di sicurezza, sapendo che le preoccupazioni principali riguardano il rischio di autismo e quello di sovraccaricare il sistema immunitario”. Per quanto riguarda l’Italia, pur mancando cifre totali sui vantaggi dei vaccini ci sono diverse ricerche significative. Secondo i calcoli di Alberto Villani, vicepresidente Sip, ad esempio, i circa 150 casi di meningite da meningococco prevenibili in Italia (di cui il 10% mortale) costano al Ssn tra i 17 e i 21 milioni di euro, mentre per quel 10-20% di casi gravi la cifra sale e arriva tra i 18 e i 47 mln. Trasponendo i dati ottenuti in altre nazioni (Spagna, Canada, Australia) è possibile calcolare, come mostrato da Villani in alcune sue relazioni al Congresso, i costi derivanti dai ricoveri in urgenza nei casi di meningite da meningococco B che solo nella fase acuta, in Italia, possono arrivare a una cifra compresa tra i 15 e i 20 mln circa l’anno. “I vantaggi economici dei vaccini sono fuori discussione – conferma Paolo Bonanni, docente di Igiene dell’Università degli Studi di Firenze – Noi ad esempio abbiamo calcolato che solo per il vaccino monovalente per la varicella ogni euro investito ne fa risparmiare più di 3 in termini di costi per la società, che comprendono sia i costi diretti sanitari sia i cosiddetti costi indiretti (giornate di lavoro perse dai genitori per assistere i figli)”. In Italia, evidenzia l’esperto, solo poco più della metà delle Regioni offre il vaccino per la varicella gratuitamente. “Non ha senso lasciare una parte della popolazione pediatrica coperta e l’altra no – osserva – anche perché questo genera dei problemi come lo spostamento dei contagi verso l’adolescenza. Un altro degli argomenti in discussione è se usare il vaccino combinato quadrivalente, morbillo, rosolia, parotite, varicella, o il trivalente Mpr somministrato simultaneamente (ma in un altro arto) al vaccino monovalente per la varicella. Il mio parere è che sia migliore la prima ipotesi, perché è dimostrato che con le due somministrazioni separate la copertura diminuisce, inoltre gli effetti collaterali sul lungo termine sono gli stessi”. Anche per l’influenza, che quest’anno ha ‘scontato’ anche per i bambini l’effetto negativo del ritiro di alcuni lotti di vaccini destinati agli anziani, ormai ci sono diverse evidenze su quanto si risparmierebbe con una immunizzazione più estesa. “L’effetto Fluad è stato pesantissimo, nonostante il Fluad sia utilizzato soltanto negli anziani e non sia tra i vaccini che possono essere somministrati nei bambini e negli adolescenti – precisa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad alta intensità di cura della Fondazione Policlinico di Milano – Il calo della vaccinazione tra i bambini con malattie croniche, per i quali in Italia e in tutto il resto del mondo la vaccinazione è raccomandata, è stato paragonabile a quello avuto negli anziani, circa il 30%. Questo ovviamente si è riflettuto sul numero di casi gravi e ricoveri per complicanze legate all’influenza negli ospedali”. Tutto il mondo, sottolinea Esposito, sta andando verso la copertura vaccinale per l’influenza anche nei bambini sani. “Negli Usa già da 8 anni a partire dai 6 mesi di vita vaccinano tutti – spiega – In Finlandia immunizzano dai 6 mesi ai 3 anni, e in Gran Bretagna dalla scorsa stagione si vaccinano tutti i bambini, anche quelli sani, dai 4 ai 10 anni di età. Quest’ultimo è un ragionamento che vedrei bene anche da noi: un bambino di 6 mesi se non va al nido trae minori vantaggi dal vaccino, idem uno di 3 anni, ma se frequentano l’asilo allora la vaccinazione permette di ridurre le complicanze mediche e i costi sociali legati all’influenza”. (AdnKronos)