La primavera è alle porte e le allergie sono in agguato. Un fenomeno che può compromettere seriamente il quadro clinico delle persone intolleranti ad alcune sostanze. “L’impatto sulla qualità di vita è sottostimato: è stato sempre misurato in studi scientifici e non nella realtà quotidiana – sottolinea Giorgio Walter Canonica, presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic) -. Monitorare l’andamento dei sintomi e le conseguenze sulle attività giornaliere è invece essenziale per gestire la terapia, modificandola se non si è più in grado di controllare i disagi”. Gli anziani sono sempre più interessati dal fenomeno. I casi in cui le allergie esordiscono nella terza età sono in aumento – la diffusione di rinite oggi è del 26%, come nelle fasce d’età più giovani – ma spesso ci si dimentica delle loro esigenze, come ha sottolineato una ricerca appena pubblicata sugli Annals of Allergy, Asthma and Immunology secondo cui l’immunoterapia, ben poco prescritta agli over65, riduce i sintomi del 55% e del 64% la necessità di altre cure anche in chi più avanti negli anni. “Gli anziani di oggi vivono più a lungo e sono più attivi, in migliore forma fisica e cognitiva rispetto al passato – commenta Canonica -. Anche il loro sistema immunitario funziona meglio ed è quindi in grado di rispondere alla stimolazione con l’immunoterapia. Che dovrebbe essere più utilizzata in generale, in giovani e meno giovani: oggi, dopo decenni di esperienza, abbiamo protocolli efficaci che risolvono con terapie semplici, da assumere per bocca, allergie diffuse come quella alle graminacee. A differenza dei sintomatici, l’immunoterapia offre una copertura che dura anni e può essere rinnovata con un richiamo e i pazienti hanno diritto ad averla, essendo oggi in fascia A”.