La Federazione delle professioni infermieristiche è pronta a produrre e presentare al ministro Speranza una proposta di riforma delle strutture sanitarie assistenziali
Affrontare le sfide emergenti dell’invecchiamento della popolazione e della cronicizzazione delle malattie richiede un’assistenza sanitaria adeguata, per numero e risorse, alle esigenze degli anziani e delle persone più fragili. La Federazione delle professioni infermieristiche (FNOPI) sta già pensando a una proposta di riforma dell’attuale modello sanitario che verrà presentata alla nuova Commissione anziani del Ministero. Ad elaborarla saranno gli stessi infermieri dopo un confronto con tutti gli attori coinvolti nell’organizzazione dei servizi per l’età avanzata. Al centro della proposta saranno soprattutto le residenze sanitarie assistenziali (RSA), che sono state luogo di forti criticità durante l’emergenza Covid-19.
“Come Federazione lanciamo un appello: in queste strutture non si facciano solo indagini epidemiologiche sugli effetti, ad esempio, della pandemia. Sono importantissime, fondamentali, ma si devono anche organizzare i servizi a tutti gli effetti e in piena regola, per dare agli assistiti e a chi li assiste la piena dignità di curare, assistere ed essere curati e assistiti, dovuta a ogni essere umano, dalla parte dei professionisti e dalla parte dei pazienti e delle loro famiglie. La proposta che gli infermieri e tutti gli attori dell’assistenza condivideranno e porteranno sul tavolo del ministro va in questo senso”, afferma Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI.
La proposta per il nuovo modello di assistenza sanitaria si articolerà in cinque punti cardine:
- rapporto adeguato infermieri/pazienti;
- riconoscimento di una chiara leadership di direzione con coordinamenti infermieristici e dirigenze con competenze sociosanitarie evidenti;
- personale di supporto con formazione adeguata;
- valorizzazione di formazione e competenze (percorsi su cronicità, fragilità, cure palliative ecc.);
- rinnovi contrattuali (nelle RSA manca ormai da oltre otto anni).
Gli infermieri sono fondamentali affinché il meccanismo del supporto assistenziale funzioni. L’Istituto Superiore di Sanità, nel suo ultimo report di agosto 2020, dispone che nelle RSA con ospiti Covid-19, sospetti o accertati, debba essere garantita la presenza di infermieri 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. In Italia, però, mancano circa 53 mila infermieri. E, di questi, 21 mila dovrebbero essere quelli destinati alle comunità, indispensabili per l’assistenza anche nelle RSA. “Nelle RSA vale con forza il principio del nostro codice deontologico che il tempo di relazione è tempo di cura: con i pazienti, con i loro familiari, con i più fragili. In queste settimane si stanno moltiplicando gli allarmi di ‘fuga’ di infermieri da queste strutture e si stanno evidenziando tutte le difficoltà a cui si è andati incontro al loro interno durante la pandemia”, aggiunge Mangiacavalli. Stando alle rilevazioni della FNOPI, oltre un terzo degli infermieri deceduti a causa del nuovo coronavirus operava all’interno di queste strutture, dove inizialmente erano carenti anche i dispositivi di protezione individuale.
Con la nuova proposta di riforma e di riorganizzazione delle RSA a cui si sta pensando, gli infermieri chiedono che venga rivalutata anche la loro figura professionale, attraverso non solo ruoli assistenziali, ma anche organizzativi: “L’infermiere assicura anche il buon andamento della struttura evitando eventuali carenze o atti impropri di altre figure all’interno delle strutture, ma dovrà essere supportato da un organico numericamente e professionalmente efficiente e da dotazioni all’altezza di un’assistenza degna di questo nome. Gli infermieri guardano giustamente anche alla qualità e alle prospettive del loro percorso professionale, alla formazione, alla qualità dei loro contratti, alla loro sicurezza sul posto di lavoro e alla qualità dell’assistenza realmente garantita ai pazienti e sono pronti a contribuire con una proposta al ragionamento sulla riforma delle RSA avviata dal ministro Speranza”, conclude la presidente FNOPI.
di Carmela De Stefano