L’84% degli individui che usufruiscono delle principali prestazioni assistenziali previste dal sistema di welfare italiano è costituito da persone anziane (il 39% vive solo e il 23% in coppia). È quanto ha dichiarato Cristina Freguja, direttore centrale delle statistiche socio-economiche dell’Istat, precisando tra l’altro che “le misure previste dal sistema socio-assistenziale sono solo in parte finalizzate al contrasto della povertà e non si rivolgono esclusivamente a individui in condizioni di difficoltà economica”. I dati dell’indagine sui redditi Eu-Silc mostrano come, tra i beneficiari di tali prestazioni, oltre il 27% è stimato appartenere a famiglie incluse negli ultimi due quinti della distribuzione del reddito familiare equivalente, ha detto Freguja durante un’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera sul disegno di legge delega sulla povertà. Se si escludono gli assegni al nucleo familiare con tre o più figli minori, si può anche osservare come queste prestazioni si cumulino spesso sullo stesso beneficiario. Si stima che ciò avvenga per circa 2 milioni 710 mila pensionati, pari al 40,3% del totale dei beneficiari delle prestazioni.
Avviare una serie di politiche dedicate al benessere degli over65 e capaci di garantire un invecchiamento attivo sarebbe capace di limitare – e razionalizzare – questo genere di prestazioni assistenziali. In un’ottica di sostenibilità del sistema socio-assistenziale è necessario intervenire prima che sia troppo tardi. Per questo motivo, HappyAgeing-Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo è impegnata ad agire per far rispettare le indicazioni sull’invecchiamento in salute rivolte dalla Commissione europea a tutti i Ventotto.