L’avvicinarsi della stagione influenzale preoccupa gli esperti che temono un netto aumento del numero delle infezioni respiratorie. L’ipotesi del doppio vaccino potrebbe affrettare i tempi dell’immunizzazione
Da ormai due anni i mesi autunnali sono un banco di prova atteso e temuto: infatti, gli sbalzi termici e l’inizio della stagione fredda accompagnano l’arrivo dell’influenza che, da quando è iniziata la diffusione del COVID-19, segna un campanello d’allarme aggiuntivo. Lo scorso anno le misure di protezione adottate per ridurre la circolazione del virus SARS-CoV-2 hanno aiutato a contenere anche la diffusione dell’influenza stagionale ma quest’anno è fondamentale essere pronti, specialmente perché gli individui più fragili che non hanno ancora ricevuto il vaccino contro il COVID-19 hanno necessità di essere doppiamente protetti.
Pertanto, se il rischio raddoppia occorre raddoppiare anche la prevenzione. Così, ad inizio ottobre una circolare del Ministero della Salute, firmata dal Direttore Generale della Prevenzione, Gianni Rezza, e dai professori Brusaferro, Magrini e Locatelli, ha acceso il semaforo verde alla possibilità di somministrare nello stesso momento il vaccino contro il virus SARS-CoV-2 e quello contro l’influenza stagionale. La somministrazione concomitante era un’ipotesi ventilata anche dal celebre immunologo statunitense Anthony Fauci che, qualche settimana prima, aveva fugato i dubbi avanzati da coloro che all’inizio della campagna contro l’influenza temevano l’insorgere ritardi nella somministrazione della terza dose del vaccino contro il COVID-19. Con un’immagine chiara Fauci aveva spiegato che le due immunizzazioni potevano essere eseguite in contemporanea, “con un’iniezione in un braccio e l’altra, allo stesso momento nell’altro”. Il concetto alla base era rendere più agevole e veloce la somministrazione di entrambi i vaccini. Soprattutto alle categorie più sensibili.
A supportare questa possibilità si sono aggiunti anche i risultati di uno studio clinico promosso da Sanofi Pasteur, in collaborazione con la Biomedical Advanced Research and Development Authority (Barda) degli Stati Uniti e con Moderna. Si tratta di un trial clinico di Fase II sviluppato allo scopo di valutare la sicurezza e la capacità di indurre una risposta immunitaria di una dose del vaccino quadrivalente ad alte dosi in contemporanea con la terza dose (o la dose di richiamo) del vaccino mRNA-1273 contro il COVID-19, sviluppato da Moderna. Lo studio – che sarà completato ad inizio 2022 – prevede l’arruolamento di 300 volontari sani di età pari o superiore a 65 anni che abbiano già ricevuto da almeno 5 mesi la seconda dose del vaccino di Moderna. I dati preliminari diffusi dall’azienda francese mostrano che la somministrazione in contemporanea dei due vaccini non soltanto è sicura ma è anche ben tollerata e produce un’adeguata risposta anticorpale, “pari a ciascun vaccino somministrato singolarmente”.
Si tratta di una notizia importante perché offre il conforto della prova ad un’ipotesi avanzata per far fronte a una problematica significativa, resa ancor più cocente dall’approssimasi dell’influenza. Gli scenari più plausibili conferiscono alla stagione influenzale 2021-2022 una media intensità, stimando un numero di casi compreso tra i 4 e 6 milioni. Il confronto con i picchi stabiliti dal virus SARS-CoV-2 a cui siamo ormai abituati rischia di far sottovalutare questo pericolo che, invece, è concreto. In modo particolare per le categorie a maggior rischio, fra cui gli individui immunocompromessi, coloro che hanno ricevuto un trapianto d’organo o le fasce di popolazione di età superiore a 80 anni che possono presentare più di una comorbilità di salute.
Secondo la circolare diffusa il 2 ottobre dal Ministero della Salute – alla quale è allegato un documento congiunto dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Agenzia italiana del Farmaco e del Consiglio Superiore di Sanità – per tutte queste categorie sarà possibile programmare la somministrazione dei due vaccini, anti-influenzale e anti-SARS-Cov-2, nella medesima seduta vaccinale. La circolare è già pervenuta alle Regioni e agli Enti competenti che così possono programmare le azioni necessarie per rendere effettiva la misura al fine di ridurre il più possibile le possibilità di infezione nei confronti delle persone più anziane per cui le complicanze dell’influenza potrebbero essere rappresentare un serio pericolo.
Nel frattempo la risposta della popolazione è stata molto buona: il programma combinato è stato avviato con successo in Lazio – all’ASL di Rieti sono stati effettuati i primi doppi vaccini – e in Lombardia. Pochi giorni fa, a Milano al Centro Vaccinale di Palazzo Scintille su 150 prenotazioni per la terza dose, ben 140 hanno accettato di buon grado la proposta della vaccinazione combinata – e fra di loro anche due donne, una di 97 e una di 101 anni. Un risultato che fa be sperare per l’immediato futuro.
A cura di Enrico Orzes