Sempre più allarmante il fenomeno delle infezioni resistenti ai farmaci: un antibiotico su due, infatti, non funziona. Ad affermarlo sono gli esperti riuniti per il V Congresso Internazionale sulle Malattie Infettive, promosso a Milano dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) che avverte: ad essere colpiti sono in particolare gli anziani e per le infezioni nelle case di riposo si segnala un “aumento vertiginoso”. Sono 400mila circa i pazienti della Comunità europea che vengono colpiti da infezioni legate all’assistenza sanitaria, con una stima di 147mila morti ogni anno. Le infezioni più frequenti sono le polmoniti, soprattutto quelle legate alle comunità e agli ospedali, che percentualmente sono il 19,4% di tutte le infezioni, le post chirurgiche, che riguardano il 19,6% del numero complessivo e le infezioni urinarie (19%). A preoccupare è però il fatto che, secondo vari studi, in molti pazienti il 48% dei farmaci impiegati risulta inefficace. Sotto accusa soprattutto alcuni antibiotici tra i più usati sia dai medici di famiglia sia in ospedale. L’Italia è, tra i paesi Ue, la nazione che ha le più alte percentuali di resistenza alla maggior parte degli antibiotici, con percentuali che vanno dal 25% a oltre il 50%. E l’Italia è anche il paese dove circolano più batteri resistenti a tutti gli antibiotici. “Stiamo affrontando delle emergenze epidemiologiche, in alcuni casi drammatiche, causate dalla sempre più grande diffusione di ceppi batterici con sensibilità a poche o addirittura nessuna classe di antibiotici – spiega il presidente del Congresso Marco Tinelli -. Bisogna quindi rivedere gli schemi terapeutici classici adottando, in alcuni casi, dosaggi molto più elevati”. E la preoccupazione cresce, considerando la sempre maggiore diffusione di tali infezioni tra gli anziani: in Europa nelle case di riposo si contano 117mila infezioni ogni giorno, per un costo complessivo di 4,5 mln di euro l’anno. Sono soprattutto neonati, anziani e soggetti con criticità i più in pericolo ma le infezioni crescono all’aumentare dell’età: sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. (ANSA).
Marzo 13, 2015