Li senti nominare, e si risvegliano timori infantili. O quelli, tutti nuovi, da genitore. Oltre la prima infanzia però, i vaccini possono tutelare anche la popolazione adulta e, in ragione della loro fragilità, gli anziani. Una riflessione sul tema è maturata nel corso della Settimana europea delle vaccinazioni appena conclusa, dove è emersa l’urgenza di incrementare le azioni di prevenzione a favore della terza età. Lo strumento vaccinale è comparso in cima alla lista, come condiviso dalla comunità scientifica internazionale: secondo gli studiosi, le vaccinazioni sono uno straordinario strumento per abbattere il numero delle morti evitabili e migliorare la qualità della vita delle persone, allungando così i loro anni in salute. «La proposta dell’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo HappyAgeing, che ha redatto un documento programmatico con il conforto di un comitato scientifico composto dai massimi esperti in materia» sottolinea il presidente, Michele Conversano, «è l’adozione su tutto il territorio nazionale del “Calendario per la vita” all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza e nel Piano Nazionale Vaccini, con alcune priorità sulla base della rilevanza di salute pubblica per quanto riguarda l’anziano: implementare l’offerta della vaccinazione antipneumococcica con indicazione per età a tutti i soggetti con più di 65 anni ed abbassare progressivamente l’età a cui offrire la vaccinazione antinfluenzale». Un esempio virtuoso, sul territorio nazionale, esiste già. «In Puglia», sottolinea Conversano, «il modello di programmazione della campagna di vaccinazione ha previsto l’offerta attiva a tre coorti di nascita, quelle dei 65enni, 70enni e 75enni, in modo da coprire nell’arco di 5 anni la fascia d’età 65-80 anni, con la promozione e l’offerta gratuita del vaccino garantita anche a tutti i soggetti over 75». L’estensione omogenea di politiche di vaccinazione non ha come unico obiettivo ottenere, entro il 2020, l’allungamento di due anni di vita in salute per le persone. C’è di più: poter liberare delle risorse, da investire in altre iniziative di salute pubblica a favore dell’anziano, in coerenza con i pilastri indicati dalla Commissione europea e condivisi dalla comunità scientifica. «Estendere i vaccini ai LEA, garantendone così la gratuità, sarebbe solo un primo passo di una più ampia programmazione, che deve investire ogni aspetto della vita degli over 65», concorda il medico Roberto Pili, presidente della Comunità mondiale della longevità e dell’associazione Medicina sociale, in questi giorni alla Fiera di Cagliari con il salone specializzato A chent’annos, «si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale prima ancora che politica, più che mai urgente in Sardegna, dove tra soli quindici anni -cause concomitanti 12 denatalità e l’emigrazione giovanile la popolazione anziana supererà quella in attività». Per trovare un nuovo equilibrio, le soluzioni sono tante. Promuovere l’attività fisica costante, educare alla corretta alimentazione soprattutto chi vive solo, ripensare gli arredi seguendo i criteri della domotica. Solo quest’ultimo passaggio, ridurrebbe gli incidenti domestici e le relative conseguenze, sul piano fisico e psicologico dell’anziano, su quello sociale ed economico della comunità di appartenenza. «La Sardegna è avanti anni luce, dal punto di vista scientifico», spiega Pili, «ma le nuove evidenze e consapevolezze devono uscire dai laboratori e attecchire nelle politiche sanitarie e sociali: non bisogna accontentarsi dell’allungamento della vita, ma assicurare vita vera agli anni».
Clara Mulas
“Unione Sarda”