“Welfare autogestito dalle famiglie”. Con queste parole lo studio del Censis ‘Salvare il sociale’ definisce il sistema di “adattamento” e di “autoregolazione” delle famiglie italiane, che creano una rete di supporto informale per sopperire agli “ampi spazi di vuoto nella capacità di dare risposte ai bisogni crescenti della popolazione” lasciato dai soggetti, sia pubblici sia privati, incaricati di erogare servizi nel campo del sociale. L’autogestione, spiega il Censis, prevede il ritrovamento di ‘risorse’ all’interno della stessa famiglia (come i nonni o parenti più in generale) o all’esterno, attraverso il ricorso all’aiuto delle badanti. Del 59,4% delle famiglie italiane che nel 2012 hanno dichiarato di aver dato o ricevuto qualche aiuto informale, il 17,3% ha svolto l’attivita’ di ‘tenere i bambini’ e il 9,4% l’ha ricevuta. Altro esempio di supporto informale è la ‘compagnia di persone sole o malate’, svolta dal 15,9% degli intervistati. Altre forme di supporto informale sono l’aiuto economico, nella spesa quotidiana e l’assistenza agli anziani. Un’altra soluzione diffusa è quella delle badanti. Ad oggi, secondo il Censis, sono 700 mila, in gran parte straniere, per una spesa media di 920 euro mensili che gli italiani dichiarano di pagare per questo servizio. Un dato sottostimato, è stato sottolineato, per la forte presenza di irregolarità. Il ruolo della badante incontra pareri ambivalenti: quasi l’80% degli italiani ritiene che abbiano “salvato una generazione di anziani“, ma oltre il 72% pensa che a causa di questo sistema la società italiana si senta “deresponsabilizzata rispetto all’assistenza ai non autosufficienti”.
Giugno 25, 2015