In Italia la vita media è di 83 anni, inferiore solo di un anno a quella del Giappone che è il paese più vecchio del mondo. Criticità e opportunità di un paese che invecchia, la ricerca clinica e le politiche sanitarie sono i temi che hanno visto a confronto specialisti e rappresentanti istituzionali nel corso dell’incontro “Sana Longevità. La ricerca medica tra Giappone e Italia”, promosso da Fondazione Italia Giappone, con il supporto incondizionato di Shionogi e il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone. In Italia una persona su cinque ha più di 65 anni e l’indice di vecchiaia è pari a 154, ovvero ci sono 154 anziani ogni 100 giovani. La nostra attesa di vita alla nascita è di 85 anni per le donne e 80 anni per gli uomini anche se è un gap che si sta riducendo (agli inizi del secolo la differenza era di 6,2 anni). Gli ultracentenari sono 19mila con un rapporto donne-uomini di cinque a uno. Si parla oggi di “young old”, un fenomeno demografico che necessita di interventi sanitari, assistenziali ma anche culturali per ridefinire le età della vita. “La durata e la qualità della vita in età avanzata dipendono per il 70% dagli stili di vita e dall’ambiente”, afferma Carlo Vergani, Geriatra, co-autore del libro ‘Ancora giovani per essere vecchi’. “La componente genetica influisce solo per il 30%, perciò l’invecchiamento è nelle nostre mani e “vecchi sbagliati” si diventa da bambini. Per questo motivo è necessario individuare un approccio olistico, bio-psico-sociale che tenga conto nel tempo di fattori personali, della razza, del genere, ma anche di quelli contestuali come l’ambiente fisico e sociale in cui si vive per ottenere un modello di salute che ci permetta di invecchiare bene”. L’Italia detiene il primato del Paese più longevo d’Europa, gli over 65 rappresentano il 20% della popolazione italiana, mentre la media europea è del 18,2%, e si posiziona a livello mondiale al secondo posto dopo il Giappone, il Paese dove si vive più a lungo in assoluto. “In Giappone gli uomini vivono in media fino a 80,21 anni, mentre le donne fino a 86,61 – afferma Kosuke Wada, Primo Segretario, attachè del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare presso l’Ambasciata del Giappone del Regno Unito -. Nel 2013 le persone over 65 erano 31,9 milioni mentre gli over 75 erano 15,6 milioni”. Si calcola che nel 2045 avremo in Italia sei milioni di anziani in più. Avremo coorti di anziani sempre più preparati, sono i millenials di oggi, i nati negli anni Ottanta che avevano 18 anni agli inizi di questo secolo. In Italia ci sono 22 milioni di occupati e 16 milioni di pensionati, che assorbono più della metà della spesa sanitaria. “Il costo degli anziani incide profondamente sul welfare, specie per quanto riguarda la previdenza e la sanità. In Italia sei anziani su dieci sono portatori di una o più malattie croniche anche invalidanti che si possono però prevenire: la percentuale degli anziani con menomazione funzionale in una o più attività della vita quotidiana è diminuita del 10% negli ultimi dieci anni – conclude Vergani – È lo scenario dell’healthy ageing, di una longevità sana che costringe a passare da una medicina del fenomeno semplice, centrata sulla malattia acuta, a una medicina della complessità, centrata sulla persona, con una rete di servizi sul territorio”. Nel corso dell’incontro è stato presentato l’avvio dello Shionogi Science Program (SSP), il programma di ricerca di Shionogi, azienda farmaceutica giapponese, che inizia ad operare anche in Italia e che offre un programma di sostegno ai giovani ricercatori italiani impegnati nelle aree terapeutiche principali. (ITALPRESS).