Le proiezioni dell’ufficio statistiche dell’Unione europea (EUROSTAT) stimano che nel 2050 i cittadini di età superiore ai 65 anni saranno circa il 30% del totale della popolazione, con un incremento del 54% rispetto al 1990. L’invecchiamento progressivo della popolazione e le conseguenti modificazioni della struttura socio-demografica costituiscono nuove sfide per i sistemi di welfare e i sistemi sanitari europei che, se non gestite con lungimiranza e con interventi tempestivi e trasversali, ne compromettono la sostenibilità. La Commissione Europea ha individuato l’invecchiamento attivo e in salute quale traguardo comune a tutti i Paesi Membri. Per rispondere a tali indicazioni, HappyAgeing, l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo riunisce il mondo scientifico, della società civile e delle istituzioni con l’obiettivo di studiare e promuovere politiche ed attività finalizzate a declinare, nel nostro Paese, gli atti di indirizzo europei.
Tra i diversi pilastri identificati dalla Commissione Europea per un invecchiamento attivo e in salute dei cittadini, i programmi di immunizzazione della popolazione adulta rivestono un ruolo di fondamentale importanza. In particolare gli ultra cinquantenni risultano maggiormente esposti a specifici rischi infettivi a causa della concomitanza di fattori predisponenti tra cui la progressiva senescenza del sistema immunitario e la presenza di patologie croniche e comorbilità.
Secondo l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità, l’infezione da pneumococco è tra le principali cause di mortalità e morbilità a livello globale, soprattutto nei bambini di età inferiore ai 2 anni e nei soggetti anziani di età superiore ai 65 anni, in cui causa gravi patologie come meningite e polmonite. In Italia, dall’analisi delle schede di dimissione ospedaliera si evince un trend in aumento dell’incidenza delle polmoniti pneumococciche.
HappyAgeing intende mettere in campo tutte le sue risorse per contribuire ad accrescere il numero di persone da raggiungere che possono essere interessate alla prevenzione dell’influenza e, in particolare, della polmonite pneumococcica. Oggi ci sono diverse migliaia di morti l’anno per complicanze da influenza, quasi tutte tra gli anziani e per complicanze broncopolmonari; se si combinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico, si potrebbe arrivare a ridurre il numero di decessi fino anche del 60%.
I vaccini anti-pneumococco, che difendono da polmoniti e meningiti, sono altamente raccomandati per tutti gli anziani dai 65 anni in su, ad alto rischio per tali malattie. A dirlo, sono le linee guida americane sulle vaccinazioni pubblicate lo scorso marzo sugli Annals of Internal Medicine e redatte dal gruppo del Centro Nazionale per le Vaccinazioni per le malattie respiratorie che fa capo ai Centers for Disease Control and Prevention americani di Atlanta.
Vaccinarsi è un atto responsabile, non è necessario essere ‘deboli e malati’ per farlo ma, al contrario, è proprio per mantenersi sani e attivi che bisogna proteggersi da una malattia che può avere strascichi pesanti e cronici, riducendo la vitalità e l’autonomia di una persona non più giovane.
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Spot 15 secondi:SCHEDE INFORMATIVE SULLE VACCINAZIONI
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L’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo -HappyAgeing chiede l’adozione del Calendario Vaccinale per la Vita all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza e nel Piano Nazionale Vaccini con alcune priorità sulla base della rilevanza di salute pubblica per quanto riguarda l’anziano, ovvero: implementare l’offerta della vaccinazione antipneumococcica con indicazione per età a tutti i soggetti con più di 65 anni ed abbassare l’età a cui offrire la vaccinazione antinfluenzale dapprima ai 60 anni, per giungere successivamente ad una raccomandazione di immunizzazione di tutti i soggetti ≥ 50 anni.
Questo al fine di raggiungere il traguardo dell’allungamento entro il 2020 di due anni di vita in salute per le persone e per poter liberare delle risorse da investire così in altre iniziative di salute pubblica a favore dell’anziano, in coerenza con i pilastri indicati dalla Commissione Europea e condivisi dalla comunità scientifica. In questo modo si rimuoverebbe anche una palese violazione dell’articolo 32 della Costituzione garantendo a ogni cittadino, indipendentemente dal luogo di residenza, il medesimo diritto alla salute.