La connessione con il mondo che circonda rallenta l’invecchiamento del cervello. Per proteggere i neuroni ci vuole quindi orecchio: “Già una perdita dell’udito maggiore di 25 decibel espone al rischio concreto di sviluppare una demenza”, ha ricordato in occasione della Sesta Settimana mondiale del Cervello Stefano Di Girolamo, responsabile di Audiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e consigliere scientifico della Fiman, la Fondazione italiana malattie neurodegenerative. “Alcuni recenti studi funzionali – spiega lo specialista – rilevano come una perdita di udito importante altera le condizioni a livello cerebrale. Nella popolazione a cominciare dai 65-70 anni la perdita di udito supera la soglia i 25 decibel”. Eppure – mentre inforcare un paio di occhiali non fa paura, se con il passare dell’età la vista si sfuoca – quando a calare è l’udito, l’idea di indossare un apparecchio acustico è spesso ancora un tabù. “Tutto quello che sentiamo nell’ambiente esterno viene elaborato dal cervello provocando emozioni – sottolinea Di Girolamo – Infatti, una delle manifestazioni delle malattie neurodegenerative è la perdita dell’emotività. Va da sé dire, quindi, che quando diminuiamo la capacità di ascoltare diminuiamo anche la funzionalità cerebrale, perché molte zone del cervello vengono attivate in maniera ridotta”. Non prendere provvedimenti quando l’udito vacilla può spingere in una spirale dannosa, rimarca l’esperto: le capacità cognitive si indeboliscono, l’autonomia personale è minata e l’emarginazione dal contesto sociale rischia di sfociare in depressione o ansia. L’influenza negativa della perdita di udito sul funzionamento di alcune aree cerebrali, non più “allenate” dagli stimoli sonori, determina dunque la necessità di ripristinare una qualità uditiva soddisfacente per prevenire e ridurre le problematiche cognitive legate all’età. Un tema particolarmente attuale in Italia, dove stando ai dati Istat più recenti un quinto della popolazione ha più di 65 anni, l’aspettativa di vita è di circa 83 anni e le patologie neurodegenerative hanno raggiunto numeri elevati: 600 mila persone malate di Alzheimer, 250 mila di Parkinson.
HappyAgeing-Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo è impegnata a portare avanti la sensibilizzazione sugli screening della popolazione anziana. Un’attività di prevenzione attiva che non può non considerare i problemi connessi all’indebolimento dell’udito. L’invecchiamento attivo non può prescindere dalla tutela dei cinque sensi.