“Solo con quelli della mia età”. Sono 8 milioni gli italiani che non vogliono avere rapporti con persone di età distante dalla loro quando, ad esempio, si tratta di sottoporsi a una visita medica, fare acquisti in un negozio, seguire corsi di formazione, farsi consigliare su questioni personali, fare le vacanze o impegnarsi sul luogo di lavoro. Sono questi i primi risultati della ricerca “L’Italia delle generazioni” realizzata dal Censis. Gli “isolazionisti” sono più diffusi tra i giovani. Il 10% dei millennials di 18-34 anni (1,1 milioni) non vuole avere rapporti con “anziani”. Il 5,6% si fa visitare solo da un medico giovane, il 9,4% fa corsi di formazione solo con altre persone della stessa età, il 10,8% acquista solo in presenza di un commesso coetaneo, il 12% accetta consigli solo da altri giovani, il 22,2%, ma questo è più comprensibile, fa viaggi solo con i coetanei. Più aperti all’intergenerazionalità sono invece gli anziani: 9 su 10, dalla sanità alle vacanze, non sono preoccupati dalle differenze di età oppure vi si adattano. Ma perché così tanti giovani sono sulla trincea generazionale? Perchè sono pochi e sono sempre meno. E dopo anni di precarietà lavorativa e marginalità sociale reagiscono legittimandosi reciprocamente – è la diagnosi del Censis. Oggi i millennials (18-34 anni) sono 11,1 milioni e negli ultimi quindici anni sono diminuiti del 17,3% (2,3 milioni di persone in meno). Mentre aumentano vertiginosamente gli aged (65 anni e oltre): oggi sono 13,2 milioni e rispetto al 2001 sono aumentati del 24,2% (2,6 milioni in più). Aumentano anche i baby boomers (35-64 anni), che oggi sono 26,4 milioni, cioè il 14,2% in più nel periodo (3,3 milioni in più). Il confronto con l’anno 1951, quando l’Italia preparava il miracolo economico, è impietoso. Allora gli italiani erano 47,5 milioni: oltre 14 milioni avevano meno di 18 anni (erano il 29,6% della popolazione totale) e quasi 13 milioni avevano tra 18 e 34 anni (erano il 27,2% del totale). Oggi, invece, su 60,8 milioni di abitanti gli under 18 sono poco più di 10 milioni (il 16,6% del totale) e i giovani di 18-34 anni sono poco più di 11 milioni (il 18,3% del totale). In sintesi nell’Italia del miracolo economico, il 57% delle persone erano giovani con meno di 35 anni, nell’Italia del “letargo” si sono ridotti al 35% della popolazione. Rispetto all’Italia degli anni ’50 il boom degli over65 è impressionante: 9 milioni in più. E avanzano a passo di carica nonni e bisnonni: nel 1951 i grandi vecchi con 80 anni e oltre erano solo 622.000, mentre oggi sono poco meno di 4 milioni; le persone di 90 anni e oltre erano appena 28.000, mentre oggi hanno superato le 666.000 unità; e i centenari, che allora erano uno sparuto gruppo di 165 persone, sono diventati oggi quasi 20.000.
Bisogna adottare le giuste politiche per consentire alle varie generazioni di dire la loro senza odiose discriminazioni. Ad essere in pericolo sono soprattutto gli over65. Hanno di fronte un sistema di welfare che spesso non tiene in considerazione i loro bisogni. Lacune capaci di minare alle fondamenta l’efficacia del Servizio sanitario nazionale. Così come dimostrato da diversi studi.