Nel 2015, 1 milione 582 mila famiglie (il 6,1% delle famiglie residenti) risulta in condizione di povertà assoluta in Italia, per un totale di 4 milioni e 598 mila individui (7,6% dell’intera popolazione), il valore più alto dal 2005. Gli anziani sono tra le categorie più esposte ai pericoli di questa condizione. Dopo essere salita al 5,6% nel 2012, l’incidenza di povertà assoluta è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 6% negli ultimi tre anni per le famiglie, mentre è in crescita in termini di individui (7,6% nel 2015, 5,9% nel 2012). Lo rende noto un report dell’Istat. A livello territoriale è il Mezzogiorno a registrare i valori più elevati di povertà assoluta (9,1% di famiglie, 10,0% di persone) e il Centro quelli più bassi (4,2% di famiglie, 5,6% di persone). In leggero calo, dal 19,1% al 18,7%, l’intensità della povertà che, in termini percentuali, indica quanto la spesa mensile delle famiglie povere è mediamente sotto la linea di povertà, ovvero “quanto poveri sono i poveri”. Tra le persone coinvolte 2 milioni 277 mila sono donne (7,3% l’incidenza), 1 milione 131 mila sono minori (10,9%), 1 milione 13 mila hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (9,9%) e 538 mila sono anziani (4,1%). Un minore su dieci, quindi, nel 2015 si trova in povertà assoluta (3,9% nel 2005). Negli ultimi dieci anni l’incidenza del fenomeno è rimasta stabile tra gli anziani (4,5% nel 2005) mentre ha continuato a crescere nella popolazione tra i 18 e i 34 anni di età (9,9%, più che triplicata rispetto al 3,1% del 2005) e in quella tra i 35 e i 64 anni (7,2% dal 2,7% nel 2005). Peggiorano le condizioni delle famiglie di 4 componenti (l’incidenza della povertà assoluta sale al 9,5% nel 2015 dal 6,7% dell’anno precedente), in particolare delle coppie con 2 figli (dal 5,9 all’8,6%) e delle famiglie con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (dal 6,0 al 7,5%) (Prospetto 4); rimangono stabili per le altre tipologie familiari. Livelli elevati di povertà assoluta si osservano per le famiglie con cinque o più componenti (17,2%), soprattutto se coppie con tre o più figli (13,3%) e famiglie di altra tipologia, con membri aggregati (13,6%); l’incidenza sale se in famiglia ci sono almeno tre figli minori (18,3%) e scende nelle famiglie di e con anziani (3,4% tra le famiglie con almeno due anziani).
Faremo di tutto per far aumentare le attenzioni delle pubbliche amministrazioni e dei decisori pubblici nei confronti dei bisogni degli anziani. I dati diffusi dall’Istat ci spingono a chiedere con maggior vigore politiche destinate all’invecchiamento attivo e in salute. Attività che possono – e devono – diventare una straordinaria opportunità di sviluppo per il Paese e per le singole comunità locali.