Se qualcosa di positivo può essere tratto dalla pandemia da Covid-19 è l’innalzamento del livello di attenzione sui temi della prevenzione. L’emergenza ha evidenziato l’importanza dei vaccini come principale arma di prevenzione, e dunque della possibilità di avervi accesso. Il discorso vale in particolare per quella antinfluenzale: la preoccupazione degli esperti è che ci si trovi a dover affrontare gli effetti della co-circolazione del virus influenzale e del Covid-19 e da qui l’invito largamente condiviso ad aumentare il numero di dosi distribuite, e quindi la percentuale di popolazione coperta, non mancano. Gli esperti invitano alla vaccinazione antinfluenzale e ne sottolineano l’importanza non solo per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti Covid-19, ma anche perché con il vaccino si riducono le possibili complicanze influenzali nei soggetti a rischio, e i possibili conseguenti accessi al Pronto Soccorso. Inoltre, dai dati disponibili in letteratura, sembrerebbe che alcuni ceppi influenzali amplifichino la presenza dei recettori ACE2, usati dal virus Sars-CoV-2, e un’esposizione recente a virus influenzali potrebbe quindi aggravare l’eventuale malattia da Covid-19.
Una regione che sta dando particolare attenzione a questo tema è la Puglia, che si è posta come obiettivo quello di triplicare il numero di persone vaccinate (gli ultimi dati contano 600 mila dosi distribuite): per raggiungerlo si è scelto di rendere gratuita la vaccinazione dai sei mesi ai 6 anni, e dai 60 anni in poi, abbassando l’età che prima era di 64 anni.
Un elemento fondamentale per raggiungere il traguardo prefissato sarà la proattività, soprattutto da parte dei medici di famiglia, a cui è affidato il compito di distribuire le dosi di vaccino. Ma importante sarà anche un sistema informativo capace di tenere traccia in tempo reale delle dosi effettivamente distribuite. Se l’obiettivo è triplicare il numero di persone vaccinate, fondamentale sarà l’organizzazione di percorsi di vaccinazione che non intasino le sale d’attesa. Dovrà essere prevista, inoltre, anche una campagna di comunicazione adeguata alla portata dell’evento. E, infine, bisognerà istituire un’anagrafe vaccinale facilmente accessibile a medici di famiglia e ospedali. Ci vorrà uno sforzo quasi titanico, considerando quelli già compiuti dal personale sanitario in piena emergenza e potrà essere necessario valutare anche l’assunzione di medici ancora in formazione.
Sull’importanza della vaccinazione antinfluenzale si è espressa nei giorni scorsi anche la Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI), sottolineando come sia “fondamentale proteggere la popolazione con particolare riguardo alle fasce fragili, utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione, compresi i vaccini già disponibili per altre patologie che rappresentano uno strumento formidabile di prevenzione primaria“.
La nota della Siti continua ribadendo l’importanza di arrivare a una copertura vaccinale adeguata: “La vaccinazione antinfluenzale costituisce una priorità sia per l’elevato impatto che hanno, in Italia, le sindromi similinfluenzali, con numeri che, in ogni stagione, sono stimati in circa 8-10 milioni di casi, sia a causa delle scarse coperture vaccinali raggiunte, che sono intorno al 50% nella popolazione target (oltre i 64 anni di età), e circa il 25% nei pazienti con fattori di rischio. Quindi ben distanti dal 75% quale obiettivo minimo perseguibile, come indicato annualmente nella circolare ministeriale su ‘Prevenzione e controllo dell’influenza‘”.