L’approvazione da parte del Governo del Disegno di Legge Delega di riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti mette al centro l’approccio multidimensionale nella definizione di cura e assistenza. Un elemento di soddisfazione per la SIGOT (Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio), che in anni recenti ha fornito un importante contributo scientifico e professionale sul metodo di approccio multidimensionale alla persona anziana e oggi si offre di favorirne l’implementazione su tutto il territorio nazionale.
Il testo licenziato lo scorso 19 gennaio conferma i contenuti di quello predisposto nella precedente legislatura. La Delega si articola lungo due direttrici. Da una parte, superare l’attuale frammentazione delle risposte esistenti per costruire un sistema che sia unitario, semplice per anziani e famiglie e riconoscibile per tutta la popolazione: il Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA). Dall’altra, costruire interventi di qualità e capaci di rispondere in modo appropriato alle eterogenee condizioni degli anziani. Dai servizi domiciliari a quelli residenziali, dai trasferimenti monetari ai sostegni ai caregiver familiari e alle assistenti familiari (“badanti”). Nel decreto si specifica inoltre che la presa in carico assistenziale deve vedere l’integrazione operativa tra le attività dei Medici di Medicina Generale, gli ospedali e tutta l’area di assistenza territoriale, inclusa l’assistenza domiciliare.
“La legge delega mette in evidenza il ruolo centrale della standardizzazione dell’approccio multidimensionale alla persona anziana, sia in termini diagnostici, che di intervento per la cura e l’assistenza – sottolinea il Dott. Andrea Fabbo, medico geriatra membro del consiglio direttivo SIGOT che ha seguito l’iter legislativo ed ha partecipato ai gruppi di lavoro – Adottare a livello nazionale criteri standardizzati e omogenei di valutazione multidimensionale serve a identificare i fabbisogni della persona anziana e del suo nucleo familiare, accertandosi dunque delle condizioni per l’accesso alle prestazioni di competenza sanitaria. L’approccio multidimensionale serve a definire il PAI – Progetto Assistenziale Individualizzato, che tiene conto dei fabbisogni individuati della persona anziana destinataria ma anche di familiari e caregiver coinvolti. L’approccio multidimensionale si rivela dunque cruciale per la valutazione dei bisogni esistenziali degli anziani al fine di fornire un percorso di cura e assistenza il più possibile personalizzato. I geriatri della SIGOT sono pronti per competenza e conoscenza a fornire tutto il supporto tecnico necessario all’applicazione del decreto legge sul territorio nazionale”.
Gli anziani rappresentano una popolazione eterogenea in termini di stato di salute ma anche funzionale, cognitivo e socio-emotivo, economico. Per questo il metodo multidimensionale si rivela fondamentale per valutare i parametri della terza età. “La SIGOT, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), con il supporto metodologico dell’Istituto Superiore di Sanità, e con il contributo di altre 25 società scientifiche e istituzioni che si occupano dell’assistenza dell’anziano, ha promosso la prima Linea Guida Nazionale sulla Valutazione Multidimensionale della persona anziana – evidenzia il Prof. Alberto Pilotto, Presidente SIGOT – Questa linea guida è necessaria perché mette a punto un metodo che la letteratura scientifica negli ultimi 35 anni ha ampiamente documentato come efficace nel migliorare i risultati per la salute della persona anziana, con la riduzione dei tassi di ricovero in ospedale o in RSA nonché per l’effetto positivo su alcune condizioni geriatriche gravose per l’anziano come le cadute, il delirium e la sindrome da immobilizzazione. La valutazione multidimensionale permette anche di determinarne il percorso gestionale, identificando i percorsi ottimali di cura e assistenza. In altri termini, con l’approccio multidimensionale da una parte si favorisce un invecchiamento attivo ed il più possibile in salute, dall’altra per quelle persone già in uno stato di fragilità si migliora la qualità di vita e si riducono gli outcome negativi come inclusi gli accessi al Pronto Soccorso, ospedalizzazione e istituzionalizzazione”.