Prof. Fabrizio Pregliasco (Milano): “È attesa la diffusione del virus dell’influenza, in particolare della variante H3N2 di origine australiana. Il consiglio, specie per i più anziani e i più fragili, è di vaccinarsi”
La stagione autunnale è, per definizione, quella che anticipa il ritorno dei raffreddori e dell’influenza: si comincia col mal di gola, il naso che cola, gli starnuti e, in certi casi, si arriva ad avere febbre, tosse e quei fastidiosi dolori alle ossa che portano ad avvolgersi in una coperta calda e mettersi a riposo. Negli ultimi due anni il COVID-19 ha scalzato l’influenza dal gradino più alto del podio dei virus ad ampia diffusione ma ciò non significa che essa sia sparita. Tutt’altro. Perciò è bene ricordare che esiste ed è disponibile un vaccino in grado di proteggere dall’influenza: insieme al prof. Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario d’Azienda presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, vediamo per quali ragioni è opportuno scegliere di vaccinarsi.
“Rispetto agli ultimi due anni, l’incipiente stagione influenzale potrebbe portare un sensibile rialzo del numero di casi”, afferma Pregliasco. “A supporto di questa previsione c’è la constatazione che in Australia si è assistito alla peggiore stagione degli ultimi cinque anni”. Infatti, all’altro capo del mondo la stagione invernale coincide con i nostri mesi estivi, pertanto l’Australia funge da modello per l’Europa: l’elevato numero di casi di influenza riscontrato deve indurre a prepararsi. “Negli ultimi due anni l’influenza non ha inciso come nel passato, anche in conseguenza di tutte le azioni e le misure prese contro il COVID-19”, continua Pregliasco. “Seppure spiacevoli, tali disposizioni sono riuscite a contenere il SARS-CoV-2 ma soprattutto a schiacciare la diffusone degli altri virus respiratori e dell’influenza. In questo momento, tuttavia, la situazione appare diversa”.
Infatti, la (difficile) convivenza col COVID-19 sta conducendo a una sorta di adattamento che ha reso possibile un graduale ritorno alle abitudini dell’era pre-pandemica: il tanto contestato green-pass è uscito di scena e l’utilizzo della mascherina è stato ridotto. Attualmente in molti Paesi d’Europa e del mondo vige una condizione di libertà, giunta in seguito a una strenua (ma non ancora conclusa) battaglia. “Ci siamo guadagnati questa libertà ma, come è ovvio, essa dà modo ai virus di diffondersi”, spiega l’esperto. “Ecco perché ci attendiamo la diffusione del virus dell’influenza, in particolare della variante H3N2 di origine australiana. E, parallelamente un’ondata di salita dei casi di COVID-19”.
Come comportarsi di fronte a questo scenario in costante evoluzione? La prima cosa da fare è vaccinarsi.
“In questo momento i casi di influenza confermati sono ancora un piccolo numero ma la campagna vaccinale è iniziata e ricorrere al vaccino è una scelta intelligente per diversi motivi”, prosegue Pregliasco, che è anche Direttore Scientifico dell’Osservatorio Influenza, il sito patrocinato dal Ministero della Salute dove sono raccolte tutte le indicazioni sull’influenza, su chi è più a rischio di svilupparla e sui vaccini per prevenirla. Nel sito si legge che il vaccino anti-influenzale è “raccomandato e offerto gratuitamente agli individui che, per le loro condizioni personali, corrono un maggior rischio di complicanze nel caso contraessero l’influenza”. Tra questi rientrano: le persone con più di 60 anni, le donne in gravidanza e post-partum, le persone con malattie croniche fra cui diabete, malattie cardiache e respiratorie o problemi al sistema immunitario, alcune categorie di lavoratori come personale sanitario e socio-sanitario, forze di polizia e vigili del fuoco, e i donatori di sangue. “La vaccinazione è, inoltre, raccomandata anche nei bambini non a rischio nella fascia di età da 6 mesi a 6 anni, anche al fine di ridurre la circolazione del virus influenzale fra gli adulti e gli anziani”.
“Ci sono altri virus simil-influenzali che, durante l’inverno, causano forme di patologia meno aggressive dell’influenza vera, la quale si riconosce sempre per una brusca salita della febbre, almeno un sintomo respiratorio e uno sistemico”, precisa Pregliasco. “Se all’esordio coesistono questi tre fattori è molto probabile trovarsi al cospetto dell’influenza, altrimenti potrebbe essere uno tra i 262 virus simil-influenzali che fanno da corollario e suscitano forme di malattia meno pesanti ma indistinguibili tra loro”. Oppure potrebbe trattarsi del COVID-19, la cui sintomatologia si confonde con quella dell’influenza. A questo punto solo l’esecuzione di un tampone oro-faringeo permette di fare la differenza tra un caso e l’altro.
Dunque perché rimanere nel dubbio? Un vecchio adagio diceva che è “meglio prevenire che curare” e in quanto a prevenzione i vaccini sono una risorsa insostituibile. “Sono disponibili diverse tipologie di vaccino anti-influenzale, da quelli a sub-unità, composti dagli antigeni di superficie del virus, a quel coniugati, ad alto dosaggio che sono preferibili per gli individui più anziani la cui risposta immunitaria è meno pronta”, conclude Pregliasco. “Inoltre, non bisogna dimenticare che è possibile effettuare nella stessa seduta il vaccino contro l’influenza e quello contro il virus SARS-CoV-2. È una pratica sicura che, in un colpo solo, permette di rinnovare la protezione dall’attacco di due patogeni”. Vaccinarsi significa difendere noi stessi oltre che le persone più fragili che ci sono vicine e, anche per chi non rientra nelle categorie più esposte a rischio di malattia, la vaccinazione è un’opportunità per evitare il contagio, risparmiando la perdita di giornate di lavoro a sé stessi o altri. Un motivo in più in questo periodo di crisi per imparare a “fare prevenzione”.
di Enrico Orzes