“Se andiamo avanti con questo trend, senza riuscire a invertirlo, tra dieci anni cioè nel 2026 nel nostro Paese nasceranno meno di 350mila bambini all’anno, il 40% in meno del 2010. Un’apocalisse. Saremo finiti dal punto di vista economico, e da quello della nostra capacità vitale. È questa la vera emergenza italiana. In 5 anni abbiamo perso oltre 66mila nascite, cioè per intendersi una città più grande di Siena. Se leghiamo tutto questo all’aumento degli anziani e delle malattie croniche, abbiamo il quadro di un paese moribondo”. A lanciare l’allarme il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in una intervista a Repubblica, che spiega: “Non può non esserci una correlazione con la crisi economica, per questo il bonus può avere un significato importante per i circa due terzi dei genitori che stanno sotto la soglia di 25mila euro di Isee. Serve una politica di sostegno delle nascite che si basi su aiuti diretti. Poi ci vogliono altri interventi”. Secondo il ministro di Area popolare infatti servono “il sostegno alla maternità, che deve recuperare un prestigio sociale e non deve rappresentare un ostacolo per il lavoro. È importante anche il tema dei servizi, come gli asili nido, che devono essere abbastanza per permettere ai genitori di continuare a lavorare quando hanno bambini piccoli o di non svenarsi per pagare le baby sitter. Poi c’è la questione più sanitaria della fertilità. Bisogna che si prevengano i problemi che impediscono di fare i figli. E le coppie devono capire che decidere di averli troppo tardi, oltre i 35 anni, può diventare un problema”. Sull’ipotesi di estendere il bonus fino al quinto anno di età dei bambini, Lorenzin spiega il perché sia stato messo da parte: “Ho bisogno del supporto del ministero dell’Economia, con il quale vorrei fare un’operazione sullo stile francese. Intanto però diamo incentivi economici per fare i figli”.
Un’attenta politica di potenziamento dello stato sociale non può prescindere dai servizi per gli over65. Il ministro ha sottolineato il pericolo legato all’aumento esponenziale delle patologie croniche. Bisogna fare in modo che l’invecchiamento della popolazione diventi opportunità di sviluppo per il nostro Servizio sanitario nazionale. Continuare a non agire rischia di mettere in pericolo la sua tenuta finanziaria. Occorre quindi occuparsi dei bisogni dell’infanzia ma anche delle necessità dei più anziani.