La denuncia degli psicogeriatri: “Servizi insufficienti”
“Il Piano nazionale delle semenze di recente promulgato dal ministero della Salute non porta reali contributi, perché oltre a essere privo di finanziamenti le Regioni non lo considerano cogente. Meglio di nulla ma i servizi, soprattutto al Sud, restano largamente inadeguati a fronteggiare i grandi bisogni degli 1,3 milioni di malati e dei loro familiari. Chi può continuerà ad appoggiarsi alle badanti, che ci costano comunque 8-10 miliardi, sennò ai parenti disoccupati”. Così Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana di psicogeriatria, è intervenuto a Pistoia al 6° Congresso nazionale sui Centri diurni Alzheimer, dopo la relazione della rappresentante del ministero Teresa Di Fiandra. “L’Italia – sottolinea una nota dal meeting – dispone di appena 10 posti per ogni 1.000 malati, di cui solo un ottavo per i pazienti gravi. E si pone il problema di rivedere un intero sistema divenuto insostenibile per i costi e per le rette delle strutture: 3 mila euro al mese in media per le Residenze sanitarie assistenziali, 1.200 euro per i Centri diurni”. Cifre che “oggi, per quanto finanziariamente aiutate dagli enti pubblici, troppe famiglie non possono permettersi”. Sul fronte delle terapie, al congresso ha fatto il punto Maria Grazia Spillantini, docente alla Cambridge University, ex collaboratrice e ora ‘erede scientifica’ del premio Nobel Rita Levi Montalcini. La scienziata, autrice di scoperte sui meccanismi neuronali che portano all’Alzheimer, prevede per i prossimi 5-10 anni il possibile arrivo di farmaci capaci di bloccare il processo degenerativo, se non addirittura di invertirlo. Nell’attesa di trattamenti efficaci, però, un pilastro dell’assistenza ai malati di Alzheimer sono oggi i Centri diurni per i quali arrivano dall’incontro toscano nuove Linee guida. Il messaggio del documento, riporta la nota, è che “i Centri diurni Alzheimer non sono strutture di parcheggio per anziani con demenza gravi e inguaribili, ma hanno un preciso obiettivo sanitario: offrire ai malati più complessi un servizio di elevata qualità, che alleggerisca i pronto soccorso e i reparti ospedalieri dove i disturbi della patologia possono non trovare risposte adeguate, spesso aggravandosi”. Firmate da una commissione di 20 membri coordinata da Giulio Masotti (presidente onorario della Società italiana di geriatria e gerontologia), Carlo Adriano Biagini (primario geriatra a Pistoia), Alberto Cester (direttore del Dipartimento di geriatria di Dolo, Venezia) ed Enrico Mossello (università di Firenze), le nuove Linee guida aggiornano quelle del 2013. Per prima cosa identificano gli utenti del servizio, cioè le persone con demenza e significativi disturbi del comportamento (aggressività, idee deliranti, tendenza alle fughe): la fase più difficoltosa dell’Alzheimer, in cui i farmaci spesso non bastano e il supporto familiare è insufficiente. Il documento passa poi alla revisione dei dati più recenti che suggeriscono gli interventi psicosociali potenzialmente più utili ai malati. Vari studi hanno definito le tecniche di stimolazione cognitiva e di terapia occupazionale in grado di migliorare e mantenere le capacità delle persone con demenza. Con la musica e la pet therapy, l’arteterapia e la stimolazione multi-sensoriale, si può anche ad aumentare il benessere psicologico e ridurre i disturbi del comportamento. Le Linee guida indicano quindi le figure professionali indispensabili nei Centri diurni: infermieri, fisioterapisti, psicologi, terapisti occupazionali, educatori e operatori addestrati a lavorare con interventi personalizzati, centrati sulla persona, ‘cuciti’ sulla storia precedente e i disturbi attuali dei pazienti. Interventi che richiedono spazi ad hoc, progettati pensando ai malati: ambienti sicuri, ma anche familiari, stimolanti e gradevoli, con giardini appositamente disegnati. Una sessione del documento si rivolge infine ai familiari dei malati, che nel Centro diurno devono trovare ascolto, valutazione delle loro esigenze, formazione sulla malattia, se necessario un percorso di psicoterapia. Il tutto per essere in grado, finiti i mesi di assistenza nel Centro, di riaccogliere in casa il malato anche per lasciare il posto ad altri. Lo prevede nero su bianco un ‘contratto’ proposto in coda alle Linee guida. (AdnKronos)