In Italia mancano i geriatri. La Società di geriatria, partner di HappyAgeing, lancia l’allarme
Crescono gli anziani nel nostro paese, ma non aumentano altrettanto i medici specializzati per loro, i geriatri, col rischio che nel prossimo futuro si arriverà a una carenza grave di questa specialità medica, formata ad hoc per gestire problemi di salute multipli e complessi tipici della terza età. È quanto afferma Nicola Ferrara, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, società medico-scientifica partner dell’alleanza HappyAgeing, che spiega: «Il problema della carenza dei geriatri rispetto a una popolazione sempre più vecchia esiste ovunque, in America, come pure in Europa, Italia compresa. Rispetto alle teoriche richieste di geriatri le attuali scuole di specializzazione, che formano circa 120/130 geriatri all’anno in Italia dopo un percorso di 4 anni, sicuramente non riescono a mantenere il passo con le esigenze demografiche del paese». Secondo quanto riferisce il New York Times, il problema è serio anche in Usa. Vi sono stati americani in cui la carenza di geriatri è già conclamata. In Oregon, ad esempio, vi è approssimativamente un solo geriatra ogni 3.000 persone over-75. Attualmente vi sono in totale circa 7 mila specialisti in attività in Usa, ma la Società Americana di Geriatria stima che, per rispondere alle esigenze demografiche del paese, le scuole di specializzazione dovrebbero formare almeno 6.250 medici in più da qui fino al 2030, quando 31 milioni di americani avranno superato i 75 anni. Significa che c’è bisogno di circa 450 geriatri in più ogni anno rispetto a quanti sono formati annualmente oggi. Si tratta di una carenza oggettiva anche in Italia, ribadisce Ferrara. I 120-130 geriatri che si formano ogni anno non bastano a coprire l’assistenza sul territorio, in ospedale, nelle strutture di lungodegenza e nelle residenze assistenziali. «Non è dunque solo un semplice problema demografico legato alla popolazione che invecchia – precisa lo specialista dell’Università di Napoli – ma anche un problema di tipo assistenziale, legato al numero di strutture, ospedaliere e non, che necessitano della figura del geriatra. Un problema peraltro destinato a peggiorare nel momento in cui saranno avviate nuove strutture di lungodegenza o residenze per anziani, in cui ci sarà ineluttabilmente bisogno della figura del geriatra». Attualmente la specializzazione in geriatria (scelta soprattutto dalle donne, fino all’80% degli specializzandi) non è tra le più ambite dai neolaureati, continua Ferrara. Questi spesso seguono la logica della superspecializzazione e sono orientati verso carriere più remunerative: un geriatra guadagna 10 volte meno di altre specialità mediche. «Bisogna recuperare un modo umanistico di fare il medico – conclude Ferrara – non orientato solo alla carriera, ma piuttosto al curare e al prendersi cura del paziente», specie di quello anziano, che è più fragile e complesso.