L’Istat certifica l’aumento della mortalità degli anziani. Urgenti politiche dedicate agli over65
Il tasso di mortalità più alto dal dopoguerra a oggi e un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia nel tasso di natalità. Diminuisce anche la speranza di vita alla nascita, sia per gli uomini sia per le donne. Un dato che conferma quanto sia urgente e necessario lavorare per delle politiche in grado di garantire un invecchiamento attivo e in salute a fasce sempre più larghe di cittadini. Una priorità più volte sottolineata da HappyAgeing-Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo e dai suoi partner fondativi.
Questa la fotografia che emerge dal rapporto sugli indicatori demografici dell’Istat. Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila residenti (-139 mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione totale (+39 mila unità). La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti. I morti sono stati 653 mila nel 2015 (+54 mila). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Il picco è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza. Morti che sarebbero evitabili o, quantomeno contenibili, se la politica sanitaria adottasse gli accorgimenti che abbiamo più volte suggerito con le nostre campagne. Su tutti una campagna vaccinale dedicata al contrasto delle polmoniti pneumococciche.
Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (-15 mila), nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L’età media delle madri al parto sale a 31,6 anni. Il saldo migratorio netto con l’estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l’estero riguardano 45 mila stranieri e 100 mila italiani. Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva di 15-64 anni (39 milioni, il 64,3% del totale) sia quella fino a 14 anni di età (8,3 milioni, il 13,7%). L’indice di dipendenza strutturale sale al 55,5%, quello di dipendenza degli anziani al 34,2%. Diminuisce la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). L’età media della popolazione aumenta di due decimi e arriva a 44,6 anni.