L’Organizzazione mondiale della Sanità lancia un nuovo allarme sull’incidenza della depressione e dei disturbi di natura psichiatrica. Questo genere di patologie si sta infatti diffondendo con un trend preoccupante in diverse zone del pianeta. Non sono immuni neanche i Paesi in via di sviluppo, storicamente poco toccati dalla depressione. La situazione sta diventando molto preoccupante; almeno secondo i dati raccolti dall’agenzia delle Nazioni Unite. I due terzi dei pazienti, infatti, non sono consapevoli di avere un disturbo trattabile e quindi non cercano aiuto e non ricevono alcuna cura con il rischio di fare il proprio ingresso nella spirale della cronicità. Il problema è che i segni delle forme lievi e moderate possono essere sfumati, graduali, non immediatamente riconoscibili se non da un medico esperto. Lievi flessioni dell’umore, irritabilità, perdita del piacere di fare le cose, disturbi del sonno e dell’appetito, della memoria e dell’attenzione. Una condizione che porta con se anche disturbi somatici: mal di testa, fatica, disturbi digestivi i più frequenti. Sino a vere malattie. A rischio depressione, in particolare, gli anziani per i quali, troppo spesso, viene considerata una condizione “normale”. Ma anche se per gli over65 sono più frequenti perdite, lutti e cambiamenti di status sociale, la depressione non è una condizione inevitabile. Il 15% degli anziani mostra sintomi depressivi di varia entità e quelli con un disturbo ‘maggiore’ arrivano al 3% della popolazione. Una condizione che purtroppo si lega ad altre malattie: le persone anziane con depressione sono più spesso bersaglio di infarto (succede dal 30 al 60%), malattie coronariche (sino al 44% dei soggetti), cancro (sino al 40%) ma anche una caduta verticale verso le forme di demenza, l’Alzheimer e la malattia di Parkinson (circa il 40%). Ancora troppo spesso una flessione dell’umore prolungata negli anziani non viene rilevata ma associata a quel decadimento mentale che si considera – a torto – fisiologico. Valutazione complicata da alcuni segni cognitivi della depressione delle persone più adulte che vede una compromissione di memoria, concentrazione e attenzione e che possono essere efficacemente trattati da terapie ad hoc. Anche per evitare situazioni di ricovero, lungodegenza e mortalità precoce dovute proprio al mancato trattamento. Gli anziani infatti si tolgono la vita in misura doppia rispetto ai pazienti giovani.
Lavorare per garantire un invecchiamento attivo e in salute agli over65 italiani può sicuramente diminuire l’incidenza della depressione. Tra le altre cose, il contenimento della patologia, risulterebbe utilissimo per limitare la spesa sanitaria. La prevenzione attiva è sempre più necessaria.