Pochi scelgono di farlo, sottovalutando una patologia che – specie nell’anziano – può avere spiacevoli conseguenze.
Analogamente al morbillo, la varicella è una di quelle malattie che si associano al periodo dell’infanzia o della prima adolescenza: a distanza di anni, infatti, molti classificano la sensazione di prurito e le vescicole su tutto il corpo come sintomi di una condizione più fastidiosa che pericolosa. Nulla di più sbagliato perché il virus varicella-zoster (VVZ), della famiglia degli Herpesviridae, non sparisce con la guarigione ma rimane quiescente all’intero dell’organismo e può risvegliarsi in età adulta (più frequentemente negli individui anziani) con una malattia a molti nota come fuoco di Sant’Antonio.
Fortunatamente esiste un vaccino in grado di prevenire la riattivazione del virus. “Tra le novità introdotte dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 c’è anche la possibilità di vaccinare tutti gli individui al compimento del 65esimo anni di età contro l’Herpes zoster”, spiega il dott. Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Happy Ageing, l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo. “Si tratta di un vaccino vivo attenuato che si somministra in singola dose e che ha una buona efficacia, inoltre nel 2021 è previsto l’arrivo di un secondo vaccino coniugato che sarà somministrato in due dosi”. A prescindere dal tipo, tuttavia, è bene sostenere la vaccinazione contro una malattia che colpisce in misura maggiore (e spesso grave) gli anziani: le maggiori richieste giungono proprio da persone che, in famiglia, hanno già avuto a che fare con il fuoco di Sant’Antonio e temono una possibile reinfezione che è sempre possibile.
“La malattia è determinata dal risveglio, a partire dai 50-60 anni e con picchi dopo i 70 anni, del virus della varicella”, prosegue Conversano. “Chiunque abbia già avuto la varicella può sviluppare il fuoco di Sant’Antonio che si manifesta con un interessamento cutaneo e soprattutto nervoso, provocando nevralgie dolorose in grado di persistere per mesi o, in taluni casi, per anni. È la cosiddetta nevralgia post-erpetica”. Tutto inizia con un arrossamento della cute accompagnato da una bruciante sensazione di dolore a cui segue la formazione di vescicole che poi si seccano e si staccano. Per certi versi le manifestazioni cutanee sono sovrapponibili a quelle della varicella ma, mentre quest’ultima è più frequente in età giovane, il fuoco di Sant’Antonio è tipico della senescenza, un momento caratterizzato dal declino delle funzioni immunitarie. “La malattia si sviluppa soprattutto nell’area intercostale e il dolore è legato all’infiammazione dei nervi”, aggiunge l’esperto pugliese. “Tuttavia, essa può in certe situazioni riguardare l’area del viso e specialmente gli occhi, con manifestazioni drammatiche che possono determinare una perdita transitoria della vista poiché ad essere lesa è la branca oculare del nervo trigemino. In tal senso tra le complicanze figurano uveiti e cheratiti molto fastidiose”.
“Secondo le indicazioni del Piano Nazionale Vaccinale il vaccino può essere somministrato con chiamata attiva e gratuita a tutti gli individui con 65 anni o a tutti coloro che hanno più di 50 anni ma convivono con comorbidità, come il diabete, che possono favorire l’insorgenza e la comparsa di complicanze di questa malattia”, chiarisce ancora Conversano. Purtroppo gli obiettivi di copertura (nel 2018 erano del 40% e nel 2019 del 50%) sono ancora molto lontani da essere raggiunti da tutte le Regioni d’Italia, a conferma di quanto la percezione del rischio tra le fasce anziane sia ancora troppo bassa: considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, la messa a punto di vaccini ad hoc per la terza età si può considerare una sfida che il mondo scientifico sta vincendo con successo. È, pertanto, fondamentale farne comprendere l’utilità a tutti e promuoverne l’implementazione. “Quella contro l’Herpes zoster non è una vaccinazione obbligatoria ma è fortemente raccomandata nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)”, conclude Conversano. “Happy Ageing chiede che le Regioni si impegnino a promuovere la chiamata attiva a tutti i 65enni mantenendola anche per coloro che hanno già raggiunto questa soglia d’età cosicché chi non abbia avuto occasione di usufruire di questo presidio di prevenzione possa farlo con la massima serenità e senza troppe difficoltà”.
Enrico Orzes