Dott.ssa Pedone (Treviso): “La vaccinazione è consigliata a tutti gli individui immunocompromessi. In alcune Regioni d’Italia è offerta al compimento del 65esimo anno di età in combinazione con quella anti-pneumococcica e al richiamo del vaccino contro difterite-tetano-pertosse”
La gran parte di quelli che hanno iniziato a leggere questo articolo ha sicuramente avuto la varicella. Si tratta, infatti, di una malattia molto diffusa nei bambini e negli adolescenti che si manifesta con febbre ed eruzioni cutanee caratteristiche; tuttavia, contrariamente al pensiero comune, non è una malattia da sottovalutare. Di solito si risolve in maniera tranquilla ma, in alcuni casi, può produrre complicanze – infezioni batteriche, polmoniti o encefalite – e non è escluso che, una volta superata la malattia, il virus che ne è causa non torni a fare danno. Infatti, l’Herpes Zoster – o Fuoco di Sant’Antonio – è la riattivazione del virus della varicella e nelle persone più anziane può portare gravi conseguenze.
Il virus della varicella ha la particolarità di rimanere quiescente nel tessuto nervoso per poi riattivarsi a distanza di molti anni con le manifestazioni classiche del Fuoco di Sant’Antonio . “Il Fuoco di Sant’Antonio è una malattia da non sottovalutare”, spiega la dott.ssa Maria Domenica Pedone, Responsabile dell’U.O.S. Servizio Gestione e Promozione delle Vaccinazioni presso il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 2 Marca Trevigiana. “Le manifestazioni cliniche della patologia insorgono lungo i metameri toracici e lombari, seguendo le innervazioni dove il virus si è nascosto per anni. Esse comprendono un iniziale rossore a cui fa seguito la comparsa di vescicole. A tutto ciò si accompagna la febbre (a volte il prurito o la cefalea), ma la costante della malattia è un dolore lancinante e bruciante simile a un fuoco che arda la pelle”. Da qui il nome “fuoco” di Sant’Antonio.
Circa un paziente su dieci di quelli che, in passato, hanno sofferto di varicella rischia di incorrere in una riattivazione del virus in grado di sviluppare il Fuoco di Sant’Antonio. Gli individui più soggetti a questa evenienza sono soprattutto gli adulti immunocompromessi. “Le complicanze più serie della malattia sono le neuropatie che interessano l’area in corrispondenza della placca cutanea contraddistinta dalla produzione di vescicole e possono perdurare anche per diversi mesi (si parla di nevralgie post-erpetiche, n.d.r.)”, continua Pedone. “I trattamenti prevedono il ricorso a farmaci antivirali, come aciclovir, valaciclovir, e altri prodotti specifici contro la replicazione virale. Ulteriori farmaci antinfiammatori possono agire sui sintomi più che sulle cause della malattia”. I pazienti immunocompromessi – nei quali la malattia può causare più danni – dovrebbero essere sottoposti al trattamento con farmaci antivirali ma, per evitare di arrivare a questa necessità, è importante imparare il valore della prevenzione che passa attraverso la vaccinazione preventiva.
“I vaccini disponibili contro l’Herpes Zoster sono di due tipi”, chiarisce Pedone. “Uno è un vaccino con virus vivo attenuato che si effettua con un’unica dose ed è particolarmente indicato nell’immunizzazione delle fasce d’età più basse; il secondo è un vaccino ricombinante, molto più efficace del primo, che si somministra in due dosi a distanza di circa 2-6 mesi una dall’altra”. L’efficacia di questo vaccino è molto elevata e permane a lungo nel tempo, motivo per cui esso risulta particolarmente indicato nel fasce più anziane di popolazione: infatti, una categoria particolarmente a rischio di sviluppare il Fuoco di Sant’Antonio è quella degli anziani nei quali lo scudo difensivo del sistema immunitario può essere meno efficiente.
“Il vaccino contro il Fuoco di Sant’Antonio è consigliato a tutte le persone immunocompromesse o a maggior rischio di comparsa di una recidiva del virus (che può essere aggravata dalla neuropatia, n.d.r.)”, conclude Pedone. “Inoltre, può essere somministrato a persone al disopra dei 50 anni di età dal momento che, a partire da questa decade di vita, si osserva una maggiore incidenza di recidive in quanti abbiano già avuto un episodio di Herpes Zoster”. Alcune Regioni d’Italia – tra cui Veneto – offrono la vaccinazione contro il Fuoco di Sant’Antonio a tutti gli individui al compimento dei 65 anni di età, in combinazione con il vaccino anti-pneumococco e all’eventuale richiamo di quello contro difterite-tetano-pertosse.
Enrico Orzes