Un euro di spesa sanitaria produce un dividendo in termini di felicità di più di 4 euro. E’ il risultato di un Rapporto elaborato dal team di ricerca del CEIS Tor Vergata con la Fondazione Angelini, dedicato alla Salute, alle sue determinanti e soddisfazione di vita che indicano quanto e in che modo fattori chiave come stili di vita, relazioni sociali, istruzione, spesa sanitaria e salute percepita incidono su malattie croniche e funzionalità fisiche e mentali.
Coordinata da Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata, la ricerca è stata effettuata su più di 100,000 osservazioni individuali sulla popolazione over 50 di 19 paesi europei.
In sostanza, un punto in più di spesa sanitaria sul PIL produce nella popolazione over 50 una riduzione dello 0.1 del numero medio di malattie croniche della popolazione (il che si tradurrebbe se partissimo da una popolazione perfettamente sana in una probabilità individuale inferiore del 10% di contrarre una malattia cronica). Lo studio mostra che solo attraverso questo effetto un euro di spesa sanitaria ne produce non meno di 4 netti (7 lordi) come beneficio in termini di variazione di soddisfazione di vita della popolazione.
Secondo i dati, l’attività di volontariato e più in generale una buona qualità della vita di relazioni affettive migliora le funzionalità e riduce le patologie, tra cui anche la probabilità di contrarre tumori con effetti di risparmio considerevoli per il sistema sanitario. In termini di rischio relativo, chi non fa volontariato ha probabilità quasi doppie di ammalarsi di tumore nei tre anni e mezzo successivi.
Inoltre, in quasi tutto il mondo i laureati vivono di più rispetto a chi ha solo la scuola dell’obbligo. La differenza va dai 10 anni negli Stati Uniti ai 3 anni stimati in Italia. La ricerca indica che le persone con livelli più elevati di istruzione hanno migliori funzionalità fisiche e mentali e si ammalano meno di quasi tutte le patologie eccetto i tumori (ad esempio la quota degli ipertesi tra la popolazione con licenza elementare è 41% contro il 30% tra i laureati, quella del diabete del 15% contro l’8%). Questo dipende sia dall’adozione di stili di vita più sani (con l’eccezione della percentuale di fumatori che non è più bassa tra i laureati), sia dalla capacità di utilizzare meglio l’informazione medica ricevuta. In termini di rischio relativo, chi ha non più della scuola elementare ha probabilità quasi doppie di ammalarsi di diabete o di avere un attacco di cuore di chi ha la scuola superiore nei tre anni e mezzo successivi. la soddisfazione di salute soggettiva ha un valore predittivo fondamentale per l’insorgenza e l’evoluzione di malattie croniche negli anni a seguire anche quando si controlla per tutti i possibili fattori concomitanti tra cui lo stato presente di salute del paziente. In particolare le persone che, a parità di tutte le altre condizioni (incluse quelle correnti di salute), dichiarano una salute “povera” hanno una probabilità di variazione nel numero di malattie croniche fino a 3-4 volte superiori nei tre anni successivi rispetto a coloro che dichiarano uno stato di salute “eccellente”. La “Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (SHARE) – è l’indagine più accreditata oggi a livello europeo in grado di comparare le dinamiche della salute a livello individuale con osservazioni ripetute nel tempo per 19 paesi dell’area OCSE. SHARE è un panel che raccoglie informazioni sulla salute e le variabili socio demografiche per un campione di più di 45,000 cittadini europei dai 50 anni in su con 4 successive indagini sviluppate dal 2004 al 2012. L’indagine consente di lavorare su un complesso di 126,035 osservazioni provenienti da 19 paesi: Austria, Germania, Svezia, Olanda, Spagna, Italia, Francia, Danimarca, Grecia, Svizzera, Belgio, Israele, Repubblica Ceca, Polonia, Irlanda, Ungheria, Portogallo, Slovenia ed Estonia. Il numero di paesi si riduce a 13 nel momento in cui si lavora alle “differenze prime” ovvero sulle variazioni di salute nel tempo per lo stesso individuo, considerando soltanto quei paesi nei quali esistono indagini ripetute nel tempo. Quello che emerge complessivamente dai quattro studi che analizzano il rapporto tra salute e sue determinanti da quattro diverse prospettive sono alcune regole d’oro alcune delle quali consolidano e confermano evidenze e consigli già noti. Una prima concerne l’importanza di svolgere regolarmente attività fisica. In particolare la nostra indagine riscontra da più punti di osservazione l’effetto significativo sul peggioramento delle condizioni di salute della scelta di non svolgere alcuna attività fisica. Una seconda riguarda la dieta. Ciò che si verifica in particolare nella ricerca, che non dispone di dettagli relativi al tipo di alimentazione, è l’impatto negativo sulla salute della condizione di sovrappeso o di obesità. Una terza è relativa alla dimensione sociale. I risultati riscontrano che una vita sociale attiva (familiare, di comunità e di momenti di gratuità realizzati attraverso attività di volontariato) ha un’incidenza positiva e significativa sulla salute. Ma i risultati presentano suggerimenti importanti anche dal lato delle politiche sanitarie. A cominciare dall’effetto positivo e significativo della spesa sanitaria sulla salute con un risultato piuttosto stabile che identifica l’impatto di un punto di spesa sanitaria sul PIL sulla salute (0,10 sulla variazione del numero di malattie croniche mediamente dichiarate, ovvero il miglioramento o il non peggioramento delle condizioni di salute di una persona su dieci). Inoltre, alcune categorie sono particolarmente sensibili agli effetti della spesa sanitaria (donne, persone sovrappeso, persone che non svolgono attività fisica, persone con reddito sotto la mediana nazionale, i non laureati). Dunque, l’indagine fornisce la base metodologica per la definizione di un indice che aiuti a predire la variazione delle condizioni di salute in una determinata area. Ingredienti fondamentali dell’indicatore sono la distribuzione della popolazione per fasce di età, la quota dei sovrappeso, la percentuale di coloro che non svolgono alcuna attività fisica, la qualità della vita sociale, familiare e comunitaria nell’area, la spesa sanitaria in percentuale sul PIL e la qualità dei sistemi sanitari. Combinando il calcolo dell’indice e gli effetti predittivi sulla variazione del numero di malattie croniche è possibile calcolare il costo in termini di felicità derivanti dalla variazione attesa di salute in ogni territorio considerato. (Askanews)
Febbraio 9, 2015
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