La dieta mediterranea rischia di diventare un lontano ricordo. L’equilibrio nella nutrizione sembra infatti sparito dai menù degli italiani. Elaborando 15 mila test compilati sul sito curarelasalute.com gli esperti di Gfk-Eurisko hanno fotografato le tavole apparecchiate del nostro paese scoprendo che in molti casi manca ciò che dovrebbe esserci e c’è invece quello che sarebbe meglio non ci fosse. I risultati della ricerca promossa con il contributo incondizionato di Pfizer Consumer Healthcare e realizzata da Michele Carruba, direttore del Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università di Milano. I dati presentati al congresso scientifico “Spazio Nutrizione”, dimostrano che le abitudini alimentari del nostro Paese hanno preso una piega sbagliata. Ma in molti non l’hanno ancora capito. Gli italiani sono infatti convinti di mangiare bene, ignorando invece l’abc della corretta alimentazione. Partiamo dalla frutta e dalla verdura: solo due italiani su dieci consumano il giusto quantitativo di frutta e solo tre su dieci quello corretto di verdura. Ma quando si tratta di “darsi un voto”, gli italiani tendono a promuoversi, senza sapere che le pozioni raccomandate giornaliere sono tra le quattro e le cinque. E non va meglio per il latte e i derivati: il 77 per cento dichiara infatti di non consumarne a sufficienza. Disinteressandosi delle conseguenze sulle loro ossa. Proseguendo l’analisi della piramide alimentare si scoprono altre abitudini da correggere: tre persone su dieci non mangiano il giusto quantitativo di uova, alimenti ricchi proprio vitamina D. Altro grande assente dal menu degli italiani è il pesce: a consumarne il corretto quantitativo settimanale è solo un italiano su tre. E quasi mai si tratta di ragazzi di giovani a cui sarebbe molto utile per le funzioni cognitive. Spigole, alici, orate e sardine compiano raramente sulle tavole del nostro paese, insieme alla frutta a guscio, di cui solo uno su due ne mangia i quantitativi raccomandati.
HappyAgeing-Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo è decisa a lavorare sul fronte della corretta alimentazione. Un serio programma di educazione e pochi accorgimenti sono sufficienti a prevenire patologie – come il diabete e le altre sindromi metaboliche – che gravano per miliardi di euro sui conti della sanità pubblica. L’invecchiamento in salute passa anche dal giusto equilibrio nutrizionale.