Quasi 10 milioni di nuovi casi e 1,5 milioni di morti solo nel 2014. Sono i numeri della tubercolosi nel pianeta secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (2015). In Italia, come in quasi tutti gli altri Paesi dell’Europa occidentale a bassa endemia tubercolare, i casi si concentrano soprattutto nelle grandi città. Ma per evitare il ritorno di una vecchia emergenza “occorre accrescere la rete di controllo e vigilanza, focalizzandosi sia sugli anziani italiani che possono andare incontro a riattivazione di infezioni contratte in gioventù, sia sugli stranieri arrivati negli ultimi anni e le loro successive generazioni”. Questo il monito lanciato dall’Amcli, Associazione microbiologi clinici italiani, in vista della Giornata mondiale contro la Tbc che si celebra il 24 marzo. Sono soprattutto gli uomini i più a rischio di sviluppare l’infezione, e in particolare gli italiani di età adulta e i giovani stranieri. “Nel nostro Paese più di un caso di tubercolosi su 2 riguarda pazienti non nati in Italia. Ed è proprio fra questi che viene isolato l’80-90% dei ceppi multiresistenti” ai farmaci tradizionali, sottolineano gli esperti dell’associazione, ricordando che “il principale ostacolo all’eliminazione della Tbc è la circolazione dei ceppi multi-farmacoresistenti”. Diagnosi precoce e prevenzioni restano quindi le armi più forti.
A mettere in pericolo la respirazione degli anziani non è solo la Tbc. Tra i nemici in agguato c’è anche la polmonite pneumococcica. Un killer semisconosciuto che ogni anno uccide oltre 5.000 italiani over65. Per proteggersi bastano pochi minuti e un’iniezione: è sufficiente il vaccino per essere coperti per tutta la vita. Per scoprire di più visita la sezione “Vacci. Vacci a vaccinarti” del nostro sito o chiedi al tuo medico.