La sovrapposizione con il COVID-19 è fonte di preoccupazione ma c’è tempo e modo per vaccinarsi contro l’influenza. Intervista al prof. Fabrizio Pregliasco.
Quest’anno, con l’approssimarsi dell’autunno, più o meno tutti attendevano la seconda ondata del COVID-19, ancora più pericolosa perché coincidente con il ritorno dell’influenza stagionale. Di fatti, la circolazione dei primi raffreddori ha infuso in tante persone il sospetto di un’infezione da SARS-CoV-2 avviando una corsa al tampone che, di giorno in giorno, continua ad assumere proporzioni enormi. Ma la vera influenza ha già cominciato a diffondersi tra la popolazione? Lo abbiamo chiesto al prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi e direttore scientifico dell’Osservatorio Influenza, il portale attivamente dedicato a monitorare l’andamento dell’influenza dal quale è possibile ricavare molte e utili informazioni.
INFLUENZA E VIRUS SIMIL-INFLUENZALI
“Fino a questo momento la diffusione dell’influenza è limitata ed è sotto soglia”, spiega il prof. Pregliasco. “Abbiamo isolato un solo caso di infezione dal virus H1N1 ma ci attendiamo, come è accaduto negli ultimi anni, che l’esplosione di casi si realizzi quando la temperatura scenderà molto e rimarrà bassa. L’arrivo dell’influenza è, dunque, previsto a ridosso della fine dell’anno con il sopraggiungere di un freddo intenso e prolungato, che facilita l’esplosività della malattia”. Tuttavia, da metà settembre sono cresciuti i casi di raffreddamento e congestione nasale che hanno indotto molte persone a temere un contagio da SARS-CoV-2. “In questo periodo osserviamo tantissimi casi di infezioni simil-influenzali legate alla circolazione di almeno 262 virus, tra cui adenovirus, enterovirus, coronavirus e rinovirus, che provocano un continuum di sintomi a partire dal naso chiuso o che cola fino a un lieve aumento della temperatura o alla comparsa di diarrea e sintomi gastrointestinali”, continua Pregliasco. “Quello dell’influenza è il virus principale e provoca una malattia definita da tre caratteristiche: la brusca insorgenza della febbre oltre i 38°C, almeno un sintomo clinico e uno respiratorio, come il naso che cola o il naso chiuso. La coesistenza di questi tre segni è indicativa dell’influenza la quale si distingue bene dalle forme simil-influenzali ma, purtroppo, un pò meno dal COVID-19 che però in certi casi provoca anche la perdita del gusto e dell’olfatto. Ciò favorisce una distinzione sul piano clinico dall’influenza”.
QUANDO FARE LA VACCINAZIONE ANTIFLUENZALE?
Ogni anno si registrano dai 4 agli 8-9 milioni di casi di influenza e sono anche di più quelli legati alle forme simil-influenzali ma, fortunatamente, esiste un rimedio appositamente sviluppato per proteggerci dall’influenza. “Il vaccino antinfluenzale è un’opportunità per tutti ed è utile anche alla persona sana che desideri proteggere un familiare fragile”, riprende l’esperto milanese. “Infatti, oltre ai bambini e alle donne al secondo o terzo trimestre di gravidanza, gli individui per cui è caldamente raccomandato sono quelli con problemi respiratori o cardiaci e gli anziani al di sopra dei 60 anni. Per tutti costoro l’influenza, al pari del COVID-19, non è una patologia banale e può determinare serie conseguenze”. Nonostante le polemiche diffuse sui media a fine estate sulla disponibilità dei vaccini, le dosi disponibili sono in numero sufficiente a garantire una solida copertura nazionale. “Solitamente, la produzione dei vaccini viene pianificata a partire dal dicembre precedente all’anno di distruzione e, sebbene lo scoppio dell’emergenza sanitaria del COVID-19 abbia reso difficoltoso aumentare le quantità, la produzione non è calata”, precisa Pregliasco. “Rispetto allo scorso anno le farmacie hanno ricevuto meno dosi ma quelle riservate al Sistema Sanitario Nazionale sono salite da 11 a 18 milioni. Il vaccino, specialmente per le categorie a maggior rischio, è disponibile e c’è tutto il tempo necessario per prenotare la vaccinazione dal momento che il picco dell’influenza è previsto per dicembre”.
VACCINO ANTINFLUENZALE E COVID-19
L’obiettivo dei sanitari è arrivare ad una copertura contro l’influenza stagionale del 75%, sufficiente a proteggere tutti, in particolare modo le fasce più deboli, le stesse che, con una soluzione poco realistica nella pratica, si vorrebbero isolare per ridurre la mortalità da COVID-19. “Non esiste un manuale scientifico da seguire per la stesura dei singoli provvedimenti”, afferma Pregliasco parlando del virus che ha causato la pandemia. “L’obiettivo principale è quello di ridurre i contatti, partendo dal presupposto che ogni contatto sia un’occasione di contagio. La peculiarità e insieme la forza di questa malattia è l’elevato tasso di contagiosità”. Per questo è fondamentale il tracciamento dei contagi tanto che, in alcune Regioni, è stata data facoltà ai medici di base di eseguire i test rapidi. Una scelta che ha fatto discutere per la pressione che si verrebbe così a esercitare sulle nostre sentinelle sul territorio. “Un aspetto messo in evidenza dall’attuale pandemia è la mancanza di strutture intermedie tra il medico di base e gli ospedali”, conclude Pregliasco. “Sarebbe utile disporre di strutture che aggreghino più medici e offrano quei servizi e quelle attività indispensabili per l’assistenza e il mantenimento in sicurezza dei pazienti non ospedalizzati, favorendo l’opera di monitoraggio e rendendo più agevole la fase di identificazione”.
di Enrico Orzes