Pur nella difficoltà di far avere a tutti il vaccino, l’influenza non sembra aver travolto l’Italia (e nemmeno l’Europa). Ma non bisogna cantare vittoria troppo presto.
Le previsioni meteorologiche degli ultimi giorni stanno confermando che l’inverno ha raggiunto il nostro Paese e, con esso, ci si interroga sui numeri dell’influenza che solitamente ci accompagna in questi momenti freddi. Tuttavia, il 2020 è un anno molto particolare dal momento che la diffusione del virus SARS-CoV-2 ha sparigliato le carte sul tavolo: la maggior parte dei laboratori si sta attrezzando con test in grado di distinguere il virus SARS-CoV-2 dai principali virus influenzali e nel contempo molte persone corrono ad eseguire il tampone in presenza di sintomi come febbre, tosse e difficoltà respiratorie.
Ma, ad oggi, quanto sta circolando l’influenza in Italia? Lo abbiamo chiesto al prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico dell’ Osservatorio Influenza. “L’attuale situazione è positiva perché, a seguito di alcuni isolamenti sporadici e in parte attesi di virus influenzali, la stagione influenzale è ancora ferma ai box”, spiega. “Si tratta di un quadro comparabile con quello degli ultimi tre anni ma, quest’anno, anche più dei precedenti, l’appuntamento principale è con il periodo delle festività natalizie. Oltre all’ influenza e ad altre infezioni respiratorie dobbiamo affrontare il COVID-19 perciò dovremo guardare con estrema attenzione ai numeri dei mesi di gennaio e febbraio”.
PER ORA LA CURVA NON CRESCE
Al momento, infatti, secondo gli ultimi rapporti di InfluNet, il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), tra l’ultima settimana di novembre e la prima di dicembre l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è stata pari a pari a 1,9 casi per mille assistiti. Un valore stabile e sotto la soglia di base. “Per ora si sta confermando l’andamento osservato già da fine agosto nell’emisfero australe”, prosegue Pregliasco. “Infatti, in Australia la stagione influenzale prende avvio prima che da noi e non è stata osservata alcuna impennata di casi. Il merito è sicuramente delle pratiche adottate per contrastare la diffusione del COVID-19 tra cui l’uso costante delle mascherine, il rispetto delle distanze sociali e la buona abitudine di igienizzare frequentemente le mani”. Sembra dunque che nel proteggerci dal virus SARS-CoV-2 siamo riusciti ad evitare la circolazione dell’influenza non solo in Italia ma anche a livello europeo. Tuttavia, non è questo il momento di abbassare la guardia, soprattutto rispetto all’esecuzione della vaccinazione antinfluenzale. Anche se diverse Regioni sono incorse in gravi problemi di distribuzione.
IL NODO DEL VACCINO
Da più parti si sono levate voci a lamentare la difficoltà di reperire i vaccini gettando nel caos intere aree del Paese. “La pianificazione della produzione dei vaccini antinfluenzali avviene tra novembre e dicembre dell’anno precedente alla campagna vaccinale”, precisa Pregliasco. “La pressante richiesta – dovuta alla pandemia da COVID-19 – ha messo in difficoltà molte aziende, alcune delle quali si sono associate per aumentare la capacità produttiva. Al di là di alcune Regioni (come la Lombardia, n.d.r.) che hanno manifestato gravi problemi di approvvigionamento, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nel complesso è riuscito a garantire una fornitura del 50% in più rispetto al dato storico, con la capacità di raggiungere gli obiettivi di vaccinazione fissati al 75% per i soggetti a rischio, tra cui gli anziani, ed estendendo la vaccinazione gratuita anche ai bambini fino ai 6 anni. Ciò significa che i quantitativi sono stati inizialmente centellinati ma in molte zone attualmente si sta continuando a vaccinare tutti coloro che fanno richiesta dei vaccini, non solo contro l’influenza ma che contro lo pneumococco”.
Il disservizio maggiore è stato però subito dalle farmacie (e quindi da quanti si sono ad esse rivolti) che acquistano i loro lotti di vaccino direttamente dalle aziende o dai distributori. “Il SSN ha garantito i vaccini riferiti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)”, aggiunge l’esperto. “Per favorire un’ampia distribuzione a tutti è stato privilegiato questo canale di vendita per cui l’acquisto diretto da parte di coloro che non rientrano in categorie specifiche, come le farmacie, ha sollevato più di qualche difficoltà”. Detto ciò, esistono delle sostanziali differenze di approvvigionamento tra una Regione e l’altra che hanno fatto sì che in alcune la disponibilità di lotti si sia esaurita prima che in altre.
LA TERZA ONDATA DI COVID-19 DIETRO L’ANGOLO
La scelta di eseguire il vaccino contro l’influenza è fondamentale anche per evitare la confusione dei sintomi, come febbre e difficoltà respiratorie, dovuta al COVID-19. “Durante le festività natalizie il rischio che i contagi salgano esponenzialmente è concreto e tangibile”, conclude Pregliasco. “Occorre sforzarsi di limitare i contatti, contribuendo attivamente ad abbassare le curve dei contagiati e, soprattutto, dei ricoverati con sintomi e dei decessi. Solo così potremo evitare la tanto temuta terza ondata, che molti prevedono per la fine di gennaio e l’inizio di febbraio”. Proprio quando potrebbero salire anche i casi di influenza.
Enrico Orzes