L’Italia non è unita nell’offerta vaccinale e questo comporta rischi diversi per la salute degli italiani. E’ quanto è emerso dal Primo Report “Prevenzione vaccinale” pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, diretto da Walter Ricciardi. Dal rapporto, presentato al Gemelli, è emerso inoltre che i vaccini non sono uniformati ancora all’orientamento prevalente negli Stati Europei, cioè il passaggio dall’obbligatorietà alla raccomandazione delle vaccinazioni Regione per Regione, circostanza che rende necessario un supplemento di formazione degli operatori sanitari, qualità delle informazioni sui vaccini, ma anche sistemi di monitoraggio. Ma dallo studio non emergono solo ombre: la buona notizia è che si riducono negli anni i casi di notifica, e dunque ci si ammala di meno, della maggior parte delle malattie prevenibili con le vaccinazioni (per esempio Morbillo ed Epatite B) e si va sempre più diffondendo il valore economico-etico-sociale delle vaccinazioni. “La sfida più importante è oggi quella di far capire alla popolazione quale sia il valore sociale, etico, economico e soprattutto sanitario delle vaccinazioni stesse”, è l’auspicio di Ricciardi. C’è però molta strada da percorrere per ottenere il massimo dei benefici dalla prevenzione offerta dai vaccini oggi disponibili, sia nel lungo e medio periodo per la popolazione pediatrica, sia nel breve termine per la popolazione adulta e soprattutto anziana, “da coinvolgere maggiormente nelle campagne vaccinali”.
Giugno 23, 2015