Difterite, tetano e pertosse. Chiedendo in giro a qualche amico o collega che tipo di malattie sono quelle incluse in questa triade vi trovereste forse davanti a sguardi incerti e definizioni sommarie. Il tetano, tra le tre, potrebbe essere la più facile da classificare perché associata a ferite da taglio ma le altre due per molti sono oggi sconosciute. Fortunatamente, perché significa che nessuno di loro vi ha mai avuto a che fare. E il merito di tutto ciò è del vaccino anti Difterite-Tetano-Pertosse acellulare (DTPa) il quale, secondo il calendario vaccinale, viene somministrato al terzo, quinto e undicesimo mese dalla nascita e, successivamente, intorno ai 5-6 anni con un richiamo tra gli 11 e 18 anni. Dopo questa soglia si suggerisce di ripetere la vaccinazione ogni 10 anni per garantire la protezione da queste malattie ma, purtroppo, molte persone se ne dimenticano ed è per tale ragione che, ogni tanto – soprattutto tra i più anziani – esse tornano a provocare danni.
“Il tetano è una patologia molto grave divenuta sempre più rara grazie alla vaccinazione obbligatoria introdotta per i militari dal 1938 e per tutti i nuovi nati dal 1968”, spiega il dott. Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Happy Ageing. “Questa malattia può risultare mortale in quasi la metà dei casi in cui si presenta e, purtroppo, produce un elevato tasso di mortalità tra gli anziani, specialmente le donne che non hanno fatto il servizio militare e non sono state vaccinate. Ogni anno in Europa si segnalano circa 80-90 casi, numeri che visti da una certa prospettiva non sembrano preoccupare ma il 30% di essi viene registrato in Italia. Se si considera che la gran parte dei contagiati, specie se sofferenti di altre patologie tra cui il diabete o lo scompenso cardiaco, va incontro a morte non si può non riconoscere la gravità del problema”. Basta procurarsi una ferita con un chiodo o un pezzo di lamiera per permettere alle spore del batterio Clostridium tetani (responsabile del tetano) di penetrare nell’organismo e avviare la produzione di una tossina che suscita danni neurologici importanti come la paralisi portando, in troppi casi, anche alla morte.
“La difterite, invece, è provocata dal batterio Corynebacterium diptheriae il quale, analogamente a quello del tetano, determina la produzione di una tossina in grado di arrecare forti danni al nostro organismo”, prosegue Conversano. “In Italia, l’obbligo di vaccinazione introdotto nel 1939 ha contributo a debellare la malattia che, negli anni precedenti, aveva ucciso centinaia di persone, specie bambini, colpiti da soffocamento. Tuttavia, a volte la difterite può tornare a manifestarsi, come nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, dopo la caduta del muro di Berlino, o in Venezuela, a seguito della crisi economica. Anche nel nostro Paese a volte sono stati segnalati casi di ricomparsa del batterio che, per fortuna, non era in grado di produrre la tossina causa dei pesanti danni della patologia. Tuttavia, è fondamentale che la popolazione si sottoponga ai richiami vaccinali per impedire il ritorno e la diffusione di un batterio che possa produrla”.
Ultima di questo nefasto terzetto è la pertosse, una patologia grave e altamente contagiosa che colpisce in modo particolare i bambini appena nati, generando crisi respiratorie estremamente pericolose. “La vaccinazione introdotta in Italia negli anni ’70 ha contribuito a ridurre considerevolmente il numero dei contagi e dei decessi ma, di recente, è stato pubblicato un dato significativo sulla sintomatologia della pertosse negli adulti e sulle modalità con cui essa aggrava gli esiti di malattie respiratorie, quali la BPCO, diffuse tra gli anziani”, specifica ancora Conversano. “Perciò le Società Scientifiche di Pneumologia raccomandano a tutti gli anziani di rinnovare la vaccinazione contro la pertosse”. Con un’unica somministrazione, il vaccino antiDTPa offre una risposta efficace e sicura in grado di prevenire l’insorgenza di ognuna di queste tre patologie: in particolare, contro tetano e difterite è prevista la somministrazione di una proteina che favorisce lo sviluppo di anticorpi diretti contro le rispettive tossine, stimolando così una celere risposta da parte del sistema immunitario. Per la pertosse, invece, il vaccino è di tipo acellulare: si tratta di un preparato in uso da almeno 20 anni ma che esige un richiamo proprio perché l’immunità non perdura per tutta la vita.
“Nella popolazione generale e, specialmente, tra i più anziani, c’è una scarsa percezione del rischio associato a queste malattie”, conclude Conversano. “Se sommiamo i casi di tutte e tre notiamo immediatamente come esse rappresentino un problema sanitario evidente ed è ovvio che un vaccino che si esegua con un’unica somministrazione ogni 10 anni rappresenti un utilissimo strumento di prevenzione. È un vaccino sicuro, che non presenta effetti collaterali importanti, al di là di un possibile locale arrossamento o di un leggero dolore nel sito di iniezione, per cui è fondamentale rivolgersi al proprio medico di medicina generale o all’ambulatorio vaccinale di riferimento per poterlo fare e rinnovare così la protezione contro tre malattie potenzialmente gravi e decisamente poco note”.
Enrico Orzes