Il beneficio che si trae dalla vaccinazione si amplifica con l’aumentare del rischio per le complicanze. Non decolla ancora la copertura vaccinale. Questo è quanto emerge dalla presentazione del manifesto europeo presentato a Roma.
È stato evidenziato a margine della presentazione del manifesto europeo “Un’Europa più sana, vivere più a lungo, vivere meglio”, tenutasi a Roma lo scorso 23 ottobre che: “La vaccinazione antinfluenzale è assolutamente indicata in chi ha patologie cardiache, ma anche in persone con Bpco-broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete, insufficienza renale”. Ad affermarlo è stato Raffaele Antonelli Incalzi, Presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria che si è unito al coro per incitare all’adesione del vaccino antinfluenzale.
La presenza di patologie si traduce spesso in situazioni in cui il rischio dell’infezione amplifica quello delle sue complicanze e prevenire l’influenza significa evitare anche le complicanze maggiori. “Non bisogna poi dimenticare – prosegue Antonelli Incalzi – che la malattia del cuore coesiste spesso con altre patologie croniche, e ognuna di queste amplifica il rischio di complicanze maggiori dell’influenza. Viceversa, il beneficio che si trae dalla vaccinazione si amplifica a sua volta: maggiore è il carico di malattie croniche, maggiore è il beneficio della vaccinazione”.
Purtroppo, però, non decolla ancora la copertura vaccinale tra gli anziani e gli italiani over 50 si fidano poco dei vaccini. I dati emersi dall’incontro della seconda ricerca, realizzata dal Censis con Sanofi Pasteur sulle opinioni sull’influenza e i comportamenti degli italiani relativi alla propensione alla vaccinazione antinfluenzale, affermano che a fronte del 32,7% degli over 50 che afferma di fidarsi “molto” delle vaccinazioni, la maggioranza corrispondente al 53,2% si fida “abbastanza”, mentre il 14,1% “poco” o “per niente”. La fiducia aumenta al 38,9% tra i laureati e al 40,8% tra i 65-74enni.
Tra gli over 65, per i quali la vaccinazione è offerta gratuitamente e somministrata prevalentemente dal medico di famiglia, nella scorsa stagione 2018-2019 ha raggiunto il 53,1%. La graduale riduzione dopo il 2005-2006, periodo in cui la vaccinazione raggiunse il suo picco (68,3%) e la distanza dagli obiettivi del piano di copertura vaccinale “possono dipendere dal grado di fiducia nel vaccino come strumento di prevenzione“- ha affermato il Censis.
A rafforzare il concetto anche Ketty Vaccaro: “Nell’atteggiamento verso la vaccinazione antinfluenzale, ormai universalmente conosciuta come la principale strategia di difesa dall’influenza, emerge il tema chiave della propria personale percezione del rischio – ha commentato la responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis – Alla consapevolezza condivisa dalla maggioranza degli over 50 che l’influenza può rivelarsi una malattia grave per anziani e cronici, si associa una quota ancora maggiore (il 58%) che non la teme, anche tra i più anziani. Prevale – ha concluso – una concezione soggettiva dell’età e della propria vulnerabilità alla malattia, che impatta sull’approccio personale verso la vaccinazione e sulla scelta di vaccinarsi”.