Per trovare un posto nelle Rsa, strutture assistenziali per gli anziani, soltanto l’anno scorso bisognava armarsi di santa pazienza e attendere fiduciosi il proprio turno, oggi invece ci sono liste di attesa di pochi giorni e addirittura posti vuoti. Miracoli della sanità regionale? Anche, ma non solo. In effetti negli ultimi due anni i posti letto nella rete regionale sono aumentati di circa mille unità. Ma questo lungi dal risolvere il problema, lo ha, paradossalmente, aggravato, mettendo in mostra così tutti i limiti dell’attuale modello. Le nostre Rsa, ma il problema è simile anche nelle altre Regioni, costano troppo, sono ormai roba da ricchi. Per di più la Regione Lazio lo scorso dicembre ha tagliato il fondo sociale destinato a queste realtà assistenziali portandolo da 75 a 15 milioni. L’effetto è da teatro dell’assurdo: posti vuoti , anziani a casa , lavoratori delle Rsa che rischiano il posto.
A denunciare in modo particolareggiato la drammaticità della situazione è un rapporto dell’Aiop, l’associazione della sanità privata che rappresenta oltre il 60% delle rsa attive e accreditate con il servizio sanitario regionale. “Dal monitoraggio – inviato una decina di giorni fa in Regione – spiega Mauro Casanatta direttore dell’Aiop Lazio – si evince come le liste d’attesa siano ridotte e alcune Rsa ricoverino pazienti valutati per mantenimento B (basso) su letti di mantenimento A (alto). Il sistema rischia di saltare ed è oggi il problema piu drammatico di tutta la sanità”. All’origine del caso la crisi economica che ha falciato i redditi delle famiglie e ridotto le pensioni, per cui si è tornati , gioco forza, ad ospitare l’anziano in casa. D’altra parte ormai le Rsa , sono roba da ricchi : il costo mensile supera i 3000 euro. Secondo la normativa regionale, la diaria giornaliera è per il 50% a carico del fondo sanitario nazionale e per l’altro 50% a carico dell’assistito, con la possibile compartecipazione dei Comuni per chi è indigente. Ma i Comuni senza fondo sociale dalla prossima estate non avranno risorse. E dunque si rischia la paralisi, il corto circuito.
“Ci sono Comuni che con i pagamenti, già oggi, sono indietro di due anni. Questo sistema così com’e’ non regge piu’- sottolinea Casanatta-parliamo di una tariffa, per l’assistito, che si aggira tra i 1.500-1.800 euro al mese, troppo alta per molte famiglie, che preferiscono assumere una badante o un infermiere. Per non parlare del fatto che il nuovo Isee accentua questo aspetto”.
Il dossier dell’Aiop dimostra l’esistenza di strutture che non riescono a coprire i posti letto, mettendo quindi a rischio i posti di lavoro e l’investimento fatto. Nella Asl RmD, per fare un esempio, ci sono strutture aperte a gennaio e che ancora non hanno ricevuto un paziente., nella Roma E alcune strutture autorizzate nel luglio 2014 hanno occupato soltanto il 20 dei posti disponibili, nella Asl B alcune non arrivano ad occupare nemmeno il 60% dei posti e moltissime sono quelle che hanno un tasso di occupazione inferiore al 100% della disponibilità.
La Regione non è stata sorda all’allarme lanciato dal documento dell’Aiop ed è corsa ai ripari. I problemi connessi alla rete delle Rsa del Lazio – si legge in una nota – sono già al centro dei lavori di un tavolo aperto con le Associazioni di categoria e i sindacati. Il confronto è in atto su: impatto dell’applicazione del nuovo ISEE sulla tariffe; i posti letto, il dumping contrattuale, politica delle risorse. Il confronto coinvolge anche il sociale e gli Enti locali poichè il tema della Rsa si caratterizza, nel Lazio come a livello nazionale, per una trasversalità che coinvolge più soggetti istituzionali. Seguiremo con attenzione tale situazione anche alla luce della riforma dei Lea presentata dal Governo alle Regioni”. Si cerca una via d’uscita, ma questa volta la Regione Lazio non è sola, cercano la stessa via in tutta Italia. (Affari Italiani)
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